Editoriali

L'EDITORIALE. Lecce, sei senza 5 PEDINE TITOLARI. In A così ti fai sbranare. Servono CERTEZZE e non SCOMMESSE

La nostra riflessione dopo la sconfitta maturata ieri in casa ai Supplementari con il Cittadella in Coppa Italia, ultimo test pre-campionato

LECCE - Quello di Parma, quello di ieri con il Cittadella, non è un Lecce che può pensare ragionevolmente di attraversare i mari pieni di squali della Serie A senza naufragare. Inutile nascondersi dietro a un dito.

Le scommesse del DS Corvino sono tutte belle, accattivanti, rappresentano un futuro patrimonio tecnico che indubbiamente è il “tesoro” di questa società e anche la chiave della sua sopravvivenza a certi livelli. Ma è il futuro. Appunto.

Il presente è rappresentato da troppe incertezze. Mancano due o tre centrali difensivi (per essere onesti con sé stessi tre) e siamo a sei giorni dal via al campionato. Sulle fasce difensive siamo inadeguati con i rincalzi a destra e con titolari e rincalzi a sinistra, pur sperando ragionevolmente in un rilancio di Frabotta e nella definitiva “esplosione” di Gallo. Ma restiamo comunque nel campo del dubbio, sia pure non del catastrofico.

Tra centrocampo e attacco possiamo pensare seriamente di affrontare la Serie A con una batteria di rincalzi e/o potenziali titolari come Helgason, Gonzalez, Berisha e Listkowski? Tutti talentuosi, dirà Corvino, tutti di prospettiva, nessuno pronto definitivamente a misurarsi con questo campionato, lo diciamo noi sommessamente.

Helgason e Listkowski, poi, due che il campo lo vedono spesso dall'inizio o a gara in corso, sembrano due pulcini bagnati, sono caratterialmente in costruzione, spariscono ogni qualvolta serva davvero una mano. E li dobbiamo mandare a sbattere contro i pescecani della Serie A?

In attacco poi confessiamo di avere poca capacità di analisi oggettiva: visto che si sono fatti dei sacrifici economici per acquistare degli elementi importanti in tutti i reparti, consumando budget, una riflessione di cinque o dieci minuti in più sulla cessione di Coda o sul pareggiare l'offerta personale di ingaggio del Genoa la si poteva fare o no?

Ripetiamo, sull'argomento noi siamo poco oggettivi, siamo gli ultimi in grado di rispondere serenamente anche perché abbiamo sostenuto Coda pure quando è stato senza segnare per due mesi di fila.

Ce lo saremmo tenuto, ovviamente, non tanto per questioni affettive ma proprio di gioco: la sua tecnica di base è superiore alla media dei numeri nove, le sue sponde, i suoi assist, il suo peso specifico sotto porta non è facilmente identificabile in nessuno rinforzo.

Pazienza, è andata diversamente, ma ripetiamo cinque minuti in più di riflessione prima di darlo via e pensare di fare la A con Ceesay non sarebbero stati più opportuni? Non si poteva prendere un Baschirotto in meno o un ragazzo giovane in meno e mettere un “carico” sullo stipendio di Coda? Ce lo chiediamo, lo facciamo con umiltà.

Davanti siamo anche per questo mentalmente, psicologicamente da ricostruire, dopo una cessione di un giocatore con quei numeri. Ceesay non sta convincendo, Colombo ha un modo di giocare più personalistico rispetto a Coda, dunque è anche meno utile alla squadra. Le uniche certezze sono Strefezza (Dio lo conservi…) e Di Francesco, in un reparto che non sembra in grado di poter offrire, ad oggi, i numeri di gol utili alla salvezza. Manca la punta, quella “vera”.

E' bene dirlo con molta chiarezza, questo Lecce venerdì prenderà il mare con una zattera con quattro assi di legno tenuti coi chiodi arrugginiti in mezzo alla tempesta coi pescecani sotto.

Ci sentiamo di dire che 19750 abbonati meritino un qualunque sacrificio, dei tanti che attestiamo quotidianamente a questa società: urgono elementi di categoria, anche in prestito, anche snaturando le politiche societarie complessive protese alla patrimonializzazione dei calciatori di proprietà, ma che siano di categoria. Diversamente sarà molto ma molto dura.

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