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L'analisi tattica: 1000 facce, 1 solo Lecce

Bentornato Salvi: Braglia in lui vede la "chiave"

LECCE - La capacità di cambiare e adattarsi all'avversario probabilmente sono la forza del Lecce, che non è una squadra dall'applicazione tattica "rigida", ma che riesce a cambiare in corsa.

E se i giallorossi sono tornati prepotentemente all'attenzione di questo campionato è merito del toscanaccio che siede in panchina, che non ha nessun timore a far giocare i giallorossi da provinciale implacabile.

Con il Messina il Lecce è stato bravo a sfruttare la 1° vera grande occasione da rete, con un contropiede fulminante. Ma le buone indicazioni sono arrivate nel complesso dal comportamento delle punte, che si sono sacrificate e sono tornate sino al centrocampo e alla nostra trequarti per prendere il pallone o far risalire la squadra: gara di enorme sacrificio e un po' di nervosismo per Moscardelli, la migliore della stagione, invece, per Curiale, che sta trovando sè stesso. Finalmente.

Dietro nessun rischio o quasi, parola dello stesso tecnico avversario Di Napoli, che ha ammesso di non aver creato nessun pericolo vero al Lecce: promosso il 4-4-2 con Legittimo e Freddi sulle corsie (aiutato da Lepore sette-polmoni).

Menzione speciale per Stefano Salvi, il cui calvario pare essere finito. Braglia gli ha riconosciuto pubblicamente un ruolo, quello di "chiave" di un eventuale schieramento-tipo, per adattabilità al compagno di reparto Papini e per capacità di inserirsi e fare l'uomo in più anche in avanti. Bentornato.

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