LECCE - Siamo a 4 giornate dalla fine del campionato ma il Lecce ancora non ha un volto.

Rivoluzioni - In questi mesi i giallorossi hanno cambiato tanto sotto l'aspetto tattico, passando anche da una serie di mini-rivoluzioni che non hanno prodotto l'effetto sperato. Lerda, Pagliari e adesso Bollini le hanno provate tutte per dare un'identità ad una squadra che ha evidentemente dei limiti strutturali insormontabili. Ecco perchè è mancata quella continuità indispensabile per disputare un campionato di vertice. Il Lecce ha alternato belle prestazioni a prove inguardabili, passando spesso da un eccesso all'altro. Lasciando così la sensazione di una grande incompiuta.

Lerda - Nelle 18 gare della sua gestione Lerda ha cambiato spesso il modulo di gioco. Partito con il 4-2-3-1 in casa della Lupa Roma, il tecnico piemontese si è poi convertito al 4-4-2 (da Lecce - Barletta). Dopo lo scivolone di Messina è passato al 4-3-3 (con la Casertana in casa), modulo portato avanti sino alla sconfitta casalinga con il Martina. Poi c'è stata la variante del 4-5-1 nel derby d'andata a Foggia, sino al 4-3-1-2 (con Bogliacino trequartista) nella trasferta di Ischia, capolinea del suo viaggio a Lecce.

Pagliari - Pagliari, arrivato nel Salento durante la sosta natalizia, è ripartito dal 4-4-2 contro la Vigor Lamezia. Salvo poi virare subito sul 4-4-1-1 (Bogliacino a supporto di Moscardelli) nel derby di Barletta, per passare poi al 4-3-3 delle ultime 2 partite in panchina. 3 moduli in 5 gare.

Bollini - Anche Bollini ci ha messo del suo. Ripartito dal 4-3-3 il tecnico ha portato avanti il suo progetto tattico per 9 partite, cercando di dare continuità tattica. Sino a quando si è ritrovato praticamente senza attaccanti per la sfida con il Benevento, che ha segnato il passaggio al 3-5-2. Ora si profila il ritorno alla difesa a 4 con il Foggia. Sarà la volta giusta dopo 7 moduli diversi in 1 stagione e, complessivamente, ben 10 alternati?