BLITZ ANTIMAFIA, IL NORD SALENTO ERA SOTTO SCACCO: 14 arresti, 25 indagati. I NOMI
Il lavoro intenso della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce ha prodotto un vasto blitz
LECCE - Forze dell'ordine a segno in queste ore con un importante blitz antimafia concentrato nelle province di Lecce e Brindisi. Una vasta operazione delle due questure, che ha coinvolto oltre cento agenti. Sotto tiro un'associazione mafiosa che sarebbe dedita al traffico illecito di stupefacenti e alla detenzione illegale di armi.
L'operazione è stata diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Lecce e condotta dagli equipaggi della Mobile di Lecce e Brindisi ma anche dalla Prevenzione Crimini e dal Reparto Volo di Bari.
14 le persone arrestate, 25 gli indagati.
Tra loro il trepuzzino Salvatore Perrone, 57enne considerato dai magistrati al lavoro su questa inchiesta al vertice della piramide organizzativa dell'associazione.
In carcere anche Carlo Coviello, 46enne di Trepuzzi, Alessio Catania, 39enne di Trepuzzi, Luana Perrone, 39enne di Trepuzzi, Vincenzo Catalano, 44enne di Trepuzzi, Massimiliano Renna, 49enne di Trepuzzi, Stefano Elia, 48enne di Lecce, Antonio Monticelli, 28enne di Novoli, e Marcella Mercuri, 47enne di Sannicola.
Identico provvedimento e manette ai polsi per la frangia brindisina della presunta organizzazione mafiosa, tutta di San Pietro Vernotico: Massimiliano De Marco, 52enne, Luigi Giordano, 42enne, Raffaele Pietanza, 39enne, Cesare Sorio, 46enne, e Giovanni Caputo, 41enne.
Le indagini sono state coordinate dalla PM sotto protezione Carmen Ruggiero, destinataria anche in tempi recenti di minacce di morte scritte con il sangue in inquietanti lettere anonime, fatti questi che hanno reso necessario l'aumento della scorta sino ai massimi livelli consentiti.
Gli indagati avrebbero gestito il traffico di droga con una struttura precisa e ruoli all'interno dei due rami del clan, quello che gestiva la piazza di spaccio del brindisino e quello che gestiva la piazza di spaccio dell'hinterland di Trepuzzi, Squinzano, le marine leccesi e il circondario.
Secondo le indagini questi due rami dell'associazione mafiosa si scambiavano la merce, informazioni, a volte anche i pusher che andavano in trasferta da una parte all'altra per far arrivare prima la droga al consumatore finale. In più potevano contare su un vero e proprio arsenale di armi e materiale esplodente a disposizione.
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