Editoriali

Cose attuali: Mussolini e Vittorio Emanuele firmano i decreti, a Lecce subito scattano i processi

A processo 39 ultrà giallorossi per un reato classificato dai codici nel 1931

LECCE - In applicazione di un Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza firmato nel giugno del 1931 dal Presidente del Consiglio dei Ministri e Duce del Fascismo Benito Mussolini e controfirmato dal Re, Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele III Imperatore d'Etiopia e Re d'Albania, 39 tifosi del Lecce (FOTO SOPRA) sono stati citati direttamente a processo per "manifestazione non autorizzata".

Una vicenda giudiziaria che risale al maggio 2011, quando al "San Nicola" il Lecce conquista la salvezza battendo a domicilio il Bari, scatenando la gioia dei tifosi giallorossi. Molti sono a Bari in trasferta nel settore ospiti (con la Tessera del Tifoso), altre migliaia sono già in Piazza Sant'Oronzo e in Piazza Mazzini, per il consueto bagno nella fontana (partecipano anche le massime autorità istituzionali della città capoluogo...).

Dopo essersi radunati sotto la Nord gli ultras si uniscono al fiume umano che riempie il centro storico sino a notte fonda. Per l'ipotesi accusatoria gli indagati avrebbero "organizzato una manifestazione non autorizzata, dapprima convergendo presso lo stadio e poi recandosi in corteo in Piazza Sant'Oronzo, occupando parte della piazza e l'Anfiteatro Romano, accendendo e lanciando fumogeni e altro materiale esplodente".

Per mandare a processo i 39 ultras giallorossi la magistratura ha intravisto nel comportamento del gruppo un reato contro la sicurezza pubblica che era stato predisposto e inserito nei codici dal regime fascista, per evitare, scoraggiare o subito reprimere con operazioni di Polizia eventuali sommovimenti della piazza o manifestazioni non gradite al Fascismo.

Già più volte, con pronunciamenti della Corte Costituzionale soprattutto, numerosi articoli del testo Mussolini-Vittorio Emanuele III sono stati considerati oramai superati dalla "democratizzazione" del Paese e dall'affermarsi delle istituzioni repubblicane e delle sue leggi molto meno restrittive e retrive in termini di mantenimento dell'ordine pubblico in caso di manifestazioni anche estemporanee come questa. Quotidianamente infatti, sindacati e operai occupano strade, inscenano cortei anche non autorizzati nelle 72 ore precedenti, per protestare contro il lavoro che non c'è o ribadire le loro posizioni in delicate vertenze occupazionali.

Vedremo dunque se questo processo, istruito con i soldi della Repubblica e dei contribuenti, si concretizzerà in un nulla di fatto, come temiamo, o se riaffermerà il consumarsi di reati contro il dissolto regime fascista. Dalla FOTO SOPRA evinciamo comunque una carenza nella individuazione dei colpevoli: andranno a processo in 39, quando è chiaro che alla manifestazione non autorizzata i partecipanti sono stati molti di più...

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