Editoriali

Qualcuno ci dice che siamo "buonisti": ecco allora, SIAMO DURI, il naufragio di Rieti punto per punto

L'analisi del pareggio romano: gli errori di Braglia, più di 1 solo...

LECCE - Qualcuno ci ha scritto, in privato sui social oppure alla nostra mail, sottolineando il "buonismo" con cui stiamo approcciando questa settimana caldissima per il Lecce, dettato esclusivamente dalla volontà di spingere la squadra ad una trasferta delicatissima, quella di Andria, che come capirete potrebbe dire tanto sul cammino futuro dei giallorossi. Immaginate le conseguenze drammatiche di una sconfitta, o immaginate le conseguenze benefiche di una vittoria che avrebbe il sapore di un rilancio ambientale, motivazionale e in termini di auto-stima.

Ma non ci siamo dimenticati cosa è stato Rieti, sul cammino giallorosso, e dunque non dimentichiamoci neppure di analizzarlo, quel che è stato, perchè non siamo buonisti per nessun motivo.

A Rieti abbiamo visto il Lecce peggiore della stagione (FOTO SOPRA L'ESULTANZA DI CATURANO CON I TIFOSI). Facile dunque analizzare tatticamente tutti i problemi emersi nello scacchiere giallorosso.

Inspiegabile la scelta di cambiare modulo, dopo aver consolidato la difesa a 3 e tutti gli automatismi che ne conseguono. Braglia non ha neanche l'attenuante dell'assenza dell'ultimo momento di Cosenza, in panchina c'era pur sempre Camisa.

Risalendo centrocampo e attacco altrettanto inspiegabili sono sembrati gli inserimenti di Vécsei (eternamente impiegato fuori posizione) e Carrozza (eternamente impiegato inutilmente, visto il rendimento scadente). Possibile che Braglia (celebre il suo "li vedo tutti i giorni, devo fare delle scelte") li veda così male o li veda così bene e poi crollino inesorabilmente a ogni tentativo di utilizzarli? Insomma, a qualcuno dobbiamo attribuirla, la colpa di queste prestazioni così imbarazzanti, è inutile che anche il tecnico ci giri intorno.

Male anche la coppia di ruba-palloni in mezzo, Salvi e Papini, apparsi spesso in ritardo su tutte le seconde palle e soprattutto estremamente fallosi. La partita di entrambi passerà alla storia per un paio di pestoni a centrocampo da far venire i brividi.

E' in queste zone, nel mezzo, che il Lecce ha visto sfuggirsi di mano la vittoria, con anche il "diavoletto" che ci ha messo lo zampino: se Braglia non avesse cannato in pieno la formazione di partenza, diciamoci tutto, avrebbe avuto l'opportunità di giocare alla pari e non in 10 il convulso finale. All'infortunio di Caturano si era giocato tutti i jolly, sprecando i cambi che in realtà sono serviti solo per rimettere in piedi le sue scelte sbagliate. Insomma, quando la malasorte si vuole divertire ci riesce benissimo, condannando il Lecce a un finale in 10 a cui l'ha portato di fatto il suo stesso tecnico. E siccome il diavolo fa le pentole e non i coperchi in quei minuti di inferiorità numerica è arrivato anche il gol di Mastropietro. Praticamente un disastro completo.

Se vuole un consiglio, ma per carità non ci sentiamo neanche noi stessi in grado di darlo ad un allenatore così bravo, Braglia riparta dalle cose semplici: ognuno al posto suo e amen, si ricomincia.

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