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Dal confronto tv macerie e un destino da evitare: stravince Tesoro

Le nostre considerazioni dopo "Piazza Giallorossa"

LECCE - 2 ore e mezzo di buio pesto, qualche sketch di cabaret da sagra paesana, una proposta senza senso ("fai fallire il Lecce, noi arriviamo belli freschi e ripartiamo da 0"), roba che persino Savino Tesoro, non un accademico della Crusca e neppure una crocerossina imprenditoriale ma uno che di norma si fa i suoi interessi, è sembrato l'Arcangelo Gabriele o Massimo Moratti al confronto del nulla cosmico dei 3 rappresentanti della presunta "s-cordata" salentina, davvero il niente assoluto, lo zero spaccato ripieno di fuffa.

Fortunatamente il Lecce è già dato, o quasi, ai romani o a "Mister X" con cui Tesoro tratta segretamente poco importa; importa che non finirà in queste mani, grazie a Dio, l'ha detto Tesoro smentendo persino il legale della società Unione Sportiva Lecce ("in 4 mesi nessuno si è fatto avanti"), deciso a farsi passare per disinteressato e accorato tifoso finito lì per puro caso, di passaggio in zona. Avvocato della società Unione Sportiva Lecce S.p.A., dunque speriamo a differenza di steward, magazzinieri e fornitori regolarmente a libro paga della società.

Presenza superflua, ripetiamo, semplicemente perchè Savino Tesoro è andato alla grande, fortissimo: ha messo le cose in chiaro, sul ring mediatico non teme nessuno e ha messo tutti k.o. sul terreno della concretezza. Ha stravinto, per manifesta inferiorità degli avversari: questa parcella era superflua.

L'interlocutore è lui, ha ragione, l'offerta va fatta a lui; aspettare un fallimento, mettersi alla finestra ad attendere "le chiavi dal Sindaco" è un atteggiamento più da predatori che vogliono accaparrarsi una vittima morente che da persone lealmente innamorate dei colori giallorossi.

La dimensione della "s-cordata" salentina è questa qui: non c'è niente di concreto dentro, altrimenti (aveva persino ragione Tesoro) "comprassero qualunque squadra di paese del Salento e facessero i loro fantomatici progetti altrove", se tutta questa progettualità rivoluzionaria non vuole andare perduta. Diversamente si è trattato di pura e banale pubblicità. Pubblicità sulla pelle dei tifosi del Lecce.

Il più concreto, paradossalmente e purtroppo solo in un lampo, è sembrato Vincenzo Barba, che pur in pochi minuti ha fatto passare la sua sostanza terra terra: "è l'argent che fa la guerre", tra le sue più felici citazioni, "sono i soldi che fanno vincere le guerre", "se volete collaboro, ci metto il mio", e almeno si è vista l'intenzione a differenza degli altri di metterci qualcosa di carta personale (i soldi...). E i soldi il buon Vincenzo ce li ha, nessuno lo nega, anche se prima di lasciare lo studio all'allegra compagnia pure l'ex Senatore scivola: "noi salentini siamo popolo lento", dice a Tesoro, "magari vai avanti 1 altro anno e intanto ci organizziamo". Mah.

Insomma, non c'è niente neanche qui. Uno spettacolo deprimente, che non ha aggiunto o tolto niente a questa fase della trattativa (peccato, poteva essere valorizzato ancora meglio, ma sappiamo dei paletti messi da qualcuno per le sue sparute comparsate...: domande poche, monologhi tanti), ma ci ha aiutato tantissimo a capire il valore e la dimensione dell'imprenditoria salentina: parole tante. Fatti 0.

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