Editoriali

Belli e impossibili: sono gli amori dei Tesoro

Vicende e segreti di una famiglia innamorata del calcio

LECCE - Due anni e mezzo o tre. Tanto durano al massimo i "folli" amori eterni e poi subito stracciati della famiglia Tesoro.

Un uomo dalle grandi passioni, Savino, è evidente. Dal 2009 al 2010 il cuore lo travolge e da salvatore della (Pro) Patria la rileva in Tribunale a pochi spiccioli, il giovane figlio fa proclami (CLICCA QUI): "progetto lungo", "Serie B in 3 anni", "rilancio societario", "sino a che ci saremo noi non ci saranno fallimenti" (CLICCA QUI).

Finisce al contrario, il giovane Tesoro firma da Presidente e uomo-mercato una signora retrocessione (CLICCA QUI) e il padre azionista manda tutto a cartoni: "mollo tutto", si sente incompreso, vende e un anno dopo gli annunci faraonici sono rimaste le macerie, cambia la proprietà ma calciatori e dirigenti dormono persino nello stadio occupato in segno di protesta (CLICCA QUI).

Non avendo un sito a disposizione per chilometrici monologhi-interviste Antonio Tesoro, struggente come nei mesi scorsi qui nel Salento, scrive una lettera d'amore e d'addio a Busto Arsizio. E' un film già visto, fazzoletto in mano e fiumi di lacrime, la colpa di tutto è persino dei giornalisti al seguito della Pro Patria... (CLICCA QUI). Lascia con convinzioni napoleoniche: "un giorno mancherò più io a Busto di quanto Busto mancherà a me". Parole nel segno della consueta misura e della modestia.

Nel frattempo la storica testata "Il Tirreno" di Livorno si concentra su chi tiene il portafoglio in famiglia, ossia il padre, ne tesse una interessante biografia, ricostruisce qualche intoppo giudiziario e la grande tradizione imprenditoriale di un uomo che con il lavoro si è fatto davvero da sè, partendo da un semplice tubificio sino a scalare il settore siderurgico: sarebbe appetibile anche a Livorno, in società, ma "a Busto se lo tengono stretto". (CLICCA QUI). Ma l'amore come detto anche a Busto poi finisce malissimo (FOTO SOPRA) e il Livorno non interessa più.

Tesoro, che ha fiuto, piuttosto rivolge i suoi desideri all'ancor più glorioso cuore granata: Urbano Cairo vuole vendere il Torino, nell'archivio SKY fioccano parole da poeta del buon Savino: "Tesoro fa rima con lavoro (parla in terza persona, come i pontefici seicenteschi), ha una forte affinità con sudore e nessuna attinenza col mistero" (l'ultima parte della frase ancora oggi è incomprensibile, però a dirla suonava bene). "Il Toro è in vendita e chi vuole comprare deve avere qualcosa in più di me in tutti i campi: più ricco, più capace, più organizzato e più tifoso": insomma, giusto una goccia di sana modestia. E' una dote di famiglia. Ma quando è amore è amore! "Se mi dici Torino? Viene la pelle d'oca". Ma non se ne fa niente e l'amore passa in fretta, Cairo non lo riceve nemmeno, lo sente solo al telefono (CLICCA QUI).

Arriva al Lecce, è storia nota: "Serie B a febbraio così pianificheremo già il prossimo campionato per il ritorno nel calcio che conta", "faremo l'Udinese del Salento", "un giorno chissà penseremo anche all'ipotesi di uno stadio di proprietà", sino alla prima folata di vento, alla prima contestazione della Curva.

Il termine "amore" gli piace proprio, è il ritornello anche dell'ultima esclusiva a tuttolegapro.com (CLICCA QUI): "dopo 2 anni e mezzo d'amore per Lecce e per il Lecce, poichè c'è stata una contestazione, sento del disappunto verso la mia gestione, faccio un passo indietro. Di sicuro il prossimo anno non sarò a Lecce e non sarò in Lega Pro e nemmeno in Serie B. Ho chiuso con il Lecce, anche se saliremo in cadetteria".

Una doccia gelata, anche per la parte di stampa locale che l'ha sempre sostenuto e che il buon Savino ha bruciato persino alla vigilia della sua ultima conferenza "che conta". Meglio darle a tuttolegapro.com, le succose anticipazioni sulle parole di quell'assolata giornata di febbraio; oramai non ci si può fidare neanche dei compagni di mille avventure, sviliti e trattati come ferri vecchi prima ancora di andar via. Son serviti sin chè è stato utile.

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