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La conferenza stampa di Sticchi Damiani e Corvino ai "raggi x": l'editoriale

LECCE - Prima di entrare nel cuore di questo editoriale sono doverose un paio di premesse.

La prima è che sarà piuttosto lungo e articolato. La seconda è che chi vi scrive nutre una profonda stima nei confronti di Corvino, che è un dirigente la cui storia parla da sé e che alcuni errori commessi dallo stesso DS non possono andare a cancellare. Per sfuggire da ogni dubbio di parzialità.

Detto questo, alla luce di quanto espresso nella conferenza stampa odierna, l’esonero di Gotti risulta ancora più inspiegabile, un chiaro ed evidente modo di colpevolizzare qualcun altro per i propri errori, cercando di nascondere sotto al tappeto l’enorme ammasso di polvere rappresentato da una campagna acquisti deficitaria e che non collimava con il modo in cui l’allenatore ha fatto esprimere al meglio la squadra nel finale della scorsa stagione.

Abbiamo sperato in tutti i modi che la conferenza odierna fosse un’occasione per fare un minimo “mea culpa” sulla costruzione della rosa, apparsa totalmente inadeguata alla categoria, e sul modo in cui ci si è posti nei confronti dei tantissimi tifosi, che non hanno mai fatto mancare il loro apporto e la loro fedeltà stracciando un altro record di abbonamenti prima dell’avvio della stagione. A scatola chiusa.

L’immensa storia dirigenziale di Pantaleo Corvino poi non può e non deve impedire la libertà di critica da parte della tifoseria o della stampa pena il reato di lesa maestà.

Ci saremmo aspettati che l’Area Tecnica questa mattina dicesse di aver commesso degli errori in fase di costruzione della rosa e di aver dovuto prendere questa decisione per poter assumere una guida tecnica più adatta a questa squadra, ma ciò non è avvenuto. Quantomeno, ciò avrebbe fatto riconoscere universalmente a Corvino (crediamo) una grande correttezza morale. Invece l’unico “mea culpa” palesato nelle parole della dirigenza è stato sulla durata del contratto di Gotti. Paradossale sia stato l'unico errore stagionale.

Tutto ciò è suonato come una totale impossibilità di ammettere i propri errori, perché di errori si tratta. Gotti avrebbe meritato più fiducia, o quantomeno più seguito da parte della dirigenza dopo essere arrivato nella stagione scorsa alla guida di un Lecce in caduta libera, capace di 5 punti nelle 12 partite precedenti il suo insediamento, svoltando immediatamente la stagione con 3 vittorie, 3 pareggi e una sconfitta, salvando la squadra con 3 giornate di anticipo in totale serenità. Il tutto in punta di piedi, con garbo, lavorando sul campo con ciò che aveva a disposizione.

Gotti ha costruito le fortune del finale di stagione del Lecce sulla catena di sinistra Gallo-Dorgu, sul doppio mediano di rottura agevolato dalla bravura di Pongracic nel costruire ed impostare l’azione dal basso (vero regista difensivo della squadra, ne è capace il pur bravo Gaspar?) e con un tandem d’attacco che vedeva due punte compensare bene i difetti del compagno di reparto, lavorando bene in coppia (la partenza di Piccoli Corvino non la cita mai nelle sue lunghe elencazioni di cambi alla pari nel mercato estivo).

Chi vi scrive poi nella vita oltre ad essere un giornalista si occupa quotidianamente anche di dati. E nel calcio di oggi i dati la fanno da padrone. Basti guardare l’importanza che stanno guadagnando progressivamente figure quali i match analyst in tutti i club professionistici del mondo.

I dati, se interpretati correttamente, danno un’idea dello stato della realtà. E i dati ci dicono che il Lecce è la 12° squadra di A per Non-Penalty Expected Goals (un dato che ci fa capire come la squadra abbia creato tantissime occasioni, sprecandone una infinità).

Secondo questo dato, per quanto espresso in campo, il Lecce avrebbe dovuto realizzare 13 goal, a fronte dei soli 5 segnati. Una totale underperformance dovuta a tutte le occasioni sprecate in primis da Krstovic, giocatore che detiene il record di tiri in porta dell’intera Serie A, a fronte di soli 2 reti segnate.

Un dato impietoso che dà l’idea di quanto riesca a vedere poco la porta, soprattutto se costretto a giocare isolato in attacco a causa della mancanza di altre punte nella rosa. Ciò fa capire che la squadra ci arriva a creare delle occasioni, ma il problema è che gli interpreti non sono all’altezza di convertirle in rete, e questo è un enorme problema di singoli, di individualità, un problema scaturito dal mercato estivo che non ha portato nel Salento centrocampisti ed attaccanti con goal nei piedi.

Questi dati avrebbero quantomeno dovuto far drizzare le antenne alla società sull’operato dell’Area Tecnica o sul budget messo a disposizione della stessa. Ai nastri di partenza del campionato era già evidente a tutti che la squadra fosse incompleta. E le toppe messe negli ultimi giorni di mercato son sembrate più un disperato tentativo di fare qualcosa che una ricerca di soluzioni concrete (per cui ci sarebbero stati 3 mesi di tempo da giugno ad agosto).

Anche al termine del mercato era palese che il Lecce avesse pochi interpreti capaci di far svoltare la stagione. Probabilmente l’acquisto di Rebic aveva illuso un po’ tutti. Sarebbe potuto lui essere “l’uomo della provvidenza” a cui affidare il pallone nei momenti più caldi delle partite. Ma queste prime 12 giornate di campionato hanno palesato davanti ai nostri occhi un giocatore “autunnale” (come direbbe il collega Giuseppe Pastore), in parabola fortemente discendente, un lontano parente di chi aveva sostituito egregiamente Giroud durante la trionfale cavalcata del Milan di Pioli verso il suo 19° Scudetto. Probabilmente avevamo anche aspettative troppo alte sulla crescita e la maturazione di Krstovic che sono state totalmente disattese. Perché anche durante la scorsa stagione il montenegrino ha underperformato molto, dati alla mano, rispetto al suo fatturato di goal e assist. Era ed è rimasto un giocatore che spreca tanto.

Ed è questa la maggiore colpa dell’Area Tecnica: aver affidato totalmente le sorti offensive della squadra al montenegrino, senza prendere neanche un’alternativa all’altezza sul mercato. È stata costruita una squadra totalmente inadatta al suo allenatore, nonostante questi meritasse la fiducia sul suo modo di fare calcio. Il doppio centravanti non è stato previsto, stando allo scheletro della rosa giallorossa. Per l'Area Tecnica, è stato palese e lo è ancora di più oggi con le sue parole, era Gotti che doveva virare sul 4-3-3 tanto caro al DS e non il DS che doveva costruire una squadra che incarnasse il gioco di Gotti. Un altro paradosso calcistico: accade solo a Lecce.

E' anche vero che il Lecce è la 19° squadra per Expected Goals subiti, però tali reti sono quasi interamente arrivate dalle big del campionato. Non dobbiamo dimenticare che si sono già affrontate squadre come Inter, Atalanta, Milan e Fiorentina e solo queste 4 squadre rappresentano 15 dei 21 goal subiti dalla squadra. Negli scontri diretti in 5 partite sono stati concessi solo 4 goal contro Empoli, Udinese, Verona, Parma e Cagliari, con 2 partite a rete inviolata. Ciò ridimensiona il dato negativo di cui sopra.

Per l’Area Tecnica la durata del contratto dell’allenatore, invece, è stata l’unico errore commesso in estate. Tutto il resto andava e va bene. Dall’oggetto misterioso Marchwinski al totalmente inadeguato per la A Hasa (preferito ad un centrocampista “ragionatore” come Nicolussi Caviglia, che sta facendo bene a Venezia, seppur tra mille difficoltà della squadra), dalle scommesse della Ligue 2 francese al tentativo di disfarsi in tutti i modi di Sansone e Maleh (quest’ultimo utilizzato sovente da Gotti in precampionato e che sta, nostro malgrado, facendo le fortune dell’Empoli).

Inoltre, la tempistica dell’esonero di Gotti ci risulta quantomeno strana. Se fosse stato esonerato dopo il 6-0 con la Fiorentina sarebbe stato più comprensibile. Ma l’allontanamento dopo un pareggio che ha visto anche il Lecce colpire i legni due volte nel finale ci fa sovvenire alla mente che se quelle due conclusioni fossero state 10 centimetri più in basso a quest’ora il tecnico veneto sarebbe ancora sulla panchina giallorossa. E questo fatto sarebbe un grosso problema, che renderebbe questo esonero del tutto episodico.

Senza tener conto che, al netto di una prima ora di gioco francamente inquietante per atteggiamento e disposizione tattica, si è affrontato un avversario che ha avuto un avvio di campionato prorompente e che ha mostrato a tutta l’Italia una forte solidità difensiva. È una diretta concorrente che vive un momento di forma completamente diverso da quello del Lecce, che ha già trovato una quadra in campo e che ha fatto un mercato decisamente più interessante di quello svolto da Corvino e Trinchera.

E' vero poi che cambiare allenatore durante la sosta per le nazionali consente al nuovo tecnico di lavorare per più tempo con la rosa, ma bisogna tener conto che l’allenatore avrebbe a disposizione un gruppo squadra “monco” a causa di tutti i giocatori che sono via per gli impegni con le rispettive nazionali.

E se dovesse essere davvero Giampaolo il sostituto di Gotti, come farebbe ad esprimere il suo miglior calcio, anche quello del miglior Giampaolo? Tutti ricordano quella Sampdoria allenata prima dell’inizio della sua parabola discendente: metronomo a centrocampo, un trequartista bravo a giocare tra le linee ed inventare la giocata su due punte di movimento capaci di dialogare e di essere innescate da dietro. Tutte figure totalmente assenti nella rosa giallorossa, che addirittura di punte di ruolo ne ha solo una in tutta la rosa! Francamente non ci risultano presenti calciatori con caratteristiche riconducibili ai Torreira e Gaston Ramirez per impostare, Quagliarella e Schick per concretizzare, i nomi che hanno fatto le fortune dei blucerchiati allenati dal “maestro” nella sua versione migliore.

Da innamorati di questa maglia sin dalla nascita ci auguriamo che chiunque arrivi possa dare una svolta alla finora grigia stagione 2024/2025. Ma l'unità di intenti di cui avrà bisogno il Lecce non sarà certo con i giornalisti, ma tra Area Tecnica e società.

Chiunque sieda sulla nostra panchina andrà seguito, difeso e supportato nelle idee di gioco, non invitato soltanto a fare come piace a qualcuno. Andrà seguito nelle difficoltà e nella gestione dello spogliatoio: perché non vogliamo più vedere un calciatore segnare un goal decisivo per le sorti della partita esultare da solo, abbracciato soltanto dal suo capitano.

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