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VICEDOMINI si racconta: il Lecce, la malattia, il trionfo

Su SoloLecce.it parla il trascinatore del Nardò

NARDO' - Ha vinto più di tutti, perchè è rinato, è stato restituito al calcio da grande talento che è sempre stato. La sua vittoria, per questo, è ancora più bella rispetto alla bellissima affermazione dei compagni di squadra e del gruppo nel compleso.

Parliamo di Carlo Vicedomini, leader assoluto del Nardò che dopo appena 1 anno è ritornato in Serie D: il metronomo, quello che detta i tempi, quello che fa girare la squadra, il capitano. Con SoloLecce.it ha parlato di tutto, del Lecce e della sua carriera, della malattia che lo stava per uccidere, della rinascita. Da grande uomo maturo, da esempio di sport e di vita.

La carriera - "Ho messo per la 1° volta la maglia del Lecce a 9 anni e mezzo, senza toglierla mai, neanche col cuore. Sono stato un ragazzo fortunato, cresciuto con persone come Pantaleo Corvino che mi ha valorizzato e con tutti gli allenatori che mi hanno insegnato e plasmato come calciatore. Dopo il Lecce mi è sempre piaciuto mettermi in discussione, lottando e sgomitando per un posto in squadra; ho conosciuto il gusto delle vittorie ma anche il sapore amaro delle sconfitte. Dopo la malattia e quel che mi è successo lo scorso anno ho scelto Nardò per ripartire; solo per Nardò e per stare vicino a casa sono sceso sino in Eccellenza".

La malattia - "Si pensa sempre che debba toccare ad altri, mai a noi. Quando ti colpisce, poi, devi trovare tanta forza dentro l'animo per andare avanti e non tradire chi crede in te, la famiglia e gli amici che sperano che ce la fai. Prima di entrare in sala operatoria per combattere il meningioma alla testa (un rarissimo tumore che colpisce l'encefalo) il medico che avrebbe dovuto operarmi mi ha detto che avrei rischiato seriamente di restare paralizzato per metà del corpo. Quando mi sono risvegliato e gli ho stretto la mano ho capito che stavo bene, che avrei potuto tornare a giocare a calcio. E' stato come rinascere di nuovo. Mi sento un ragazzo estremamente fortunato".

Futuro umano e calcistico - "Voglio restare a Nardò a ripagare l'affetto di questa gente straordinaria e di questa società che ha creduto in me da quando non avevo neanche l'idoneità sportiva e i certificati per tornare a giocare. Dal punto di vista umano ora guardo tutto con occhi diversi: ammalarsi gravemente ti fa capire tante cose, tante priorità".

Capitano combattente - "Questa stagione era nata per tutti come di transizione, per me che tornavo a giocare a calcio e per tutti i miei compagni che non immaginavano di fare il salto in Serie D subito. Abbiamo fatto un grande campionato, che non siamo riusciti a vincere, ma ai play off nazionali è stata una cavalcata: ora possiamo anche dirlo, è stato persino più bello che vincere il campionato normalmente".

Il derby - "I tifosi del Nardò non credono ai loro occhi: sono a 1 sola categoria di differenza dal grande Lecce. Ci hanno chiesto il miracolo della Lega Pro durante i festeggiamenti. Il prossimo anno dobbiamo provarci per forza...".

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