Un'altra "BOMBA" sui soldi dei leccesi. Indagati i vertici delle cooperative del Carlo V: TRUFFA AGGRAVATA E PECULATO
L'indagine è del PM Licci: un lavoro certosino che è partito da un esposto anonimo alla Guardia di Finanza
LECCE - Un'altra “bomba" sull'attività amministrativa del capoluogo salentino, dopo quella sulle casse comunali che LIDL è pronta a far esplodere con la sua richiesta di risarcimento danni per il centro commerciale chiuso dal Comune in zona stadio (CLICCA QUI PER LEGGERE LA NOTIZIA).
Tutti i vertici della cooperativa “Theutra” e “Oasimed” sono finiti al centro di una inchiesta della Guardia di Finanza coordinata dal PM Roberta Licci sulla gestione degli incassi all'interno del Castello Carlo V.
Una “cresta” di centinaia di migliaia di Euro che non sarebbero stati versati alle casse comunali, per restare in tasca alle due cooperative.
L'inchiesta è partita dopo una segnalazione anonima alle Fiamme Gialle nel giugno del 2019, un esposto che raccontava per filo e per segno il sistema attraverso il quale le due cooperative riuscivano a detta dell'accusa a tenersi gli incassi delle visite al Castello Carlo V.
Il PM che indaga su questi conti ha inviato l'avviso di conclusione delle indagini a vario titolo per truffa aggravata e peculato a Marina Quarta, 51enne lizzanellese Presidente della cooperativa “Theutra” e Stefano Ramires, 49enne leccese Presidente di “Oasimed”, ma anche a tutti i loro più stretti collaboratori, i due vicepresidenti delle due cooperative Paolo De Rinaldis, 49enne anche lui di Lizzanello, e Raffaele De Luca, 49enne leccese, e i consiglieri Anna Maria Cafiero, una 77enne leccese, e Marco Bianchi, un 46enne leccese.
Le cifre intascate sarebbero ragguardevoli: 73mila e 244mila Euro tra l'ingresso al sito archeologico e il servizio “bookshop”, 128mila Euro per la sola mostra del fotografo americano Elliot Erwitt per cui sarebbe stato generato anche un complesso giro di fatture false per coprire spese inesistenti.
Gli indagati ora hanno i previsti termini di legge per fornire la loro versione dei fatti prima che il PM chieda l'eventuale rinvio a giudizio per mandare i vertici delle due cooperative a processo.
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