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Tutti pontificano di regolamento, nessuno lo conosce: L'ARBITRO NON HA SBAGLIATO, ECCO PERCHE'

Solo su SoloLecce.it: un po' di chiarezza sull'episodio-chiave di ieri

LECCE - Minuto 85 di Lecce-Benevento: i padroni di casa conducono 2-1 sui campani. Partita arbitrata un po' all'inglese ma con complessivo equo metro di giudizio dall'arbitro Emanuele Mancini della Sezione AIA di Fermo, al 4° anno a disposizione della Can PRO, quel che si dice un arbitro di esperienza, che dirige in questi contesti da già 4 anni.

Per le griglie delle valutazioni arbitrali non sarebbe mai a Lecce-Benevento (gara di assoluto cartello di giornata) se non fosse oltremodo positivo il suo andamento nelle classifiche dei voti espressi degli osservatori, che lo collocano nella testa della graduatoria, a "giocarsela" per salire in B.

Mancini decreta un calcio di punizione indiretto dal limite dell'area per il Benevento e, fischiandolo, alza il braccio per dare a tutti l'indicazione chiara del fallo e di come sarà effettuata la ripresa (punizione indiretta, 2 tocchi prima di finire eventualmente in porta, molto volgarmente "di seconda"). Posizionata la barriera a 9 metri e 15 centimetri Mancini si posiziona per la ripresa, dimenticando, però, di alzare nuovamente il braccio.

A norma di regolamento su di un calcio di punizione indiretto una rete può essere segnata solo se il pallone, prima di entrare in porta, viene toccato da un qualunque altro calciatore, sia esso compagno di chi batte o avversario (non vale l'eventuale tocco fortuito dell'arbitro o di uno dei 3 pali).

Della battuta si incarica Ciceretti, autore del momentaneo vantaggio campano, che magistralmente insacca all'incrocio dei pali direttamente in porta, laddove Perucchini non può arrivare. Sconforto tra i giallorossi, esultanza nelle fila del Benevento. Il più lucido di tutti (FOTO SOPRA, NEL CERCHIETTO BLU) è Davide Moscardelli, sostituito da qualche minuto, che corre in campo a far notare all'arbitro l'errore, inducendolo a recarsi dall'assistente numero 2.

A questo punto chi non conosce le regole del calcio entrerebbe in crisi: sono decine le versioni tra giornali on line, carta stampata e presunti altri opinionisti, che hanno sbagliato l'interpretazione del caso arbitrale.

Le strade da prendere per l'arbitro sono 3: assegnare la rete, assegnare un calcio di rinvio in favore del Lecce (la punizione indiretta tirata direttamente in porta è come se fosse finita fuori), oppure ripetere l'esecuzione del calcio di punizione indiretto.

Ripetiamo il principio-guida: ricordiamo che una rete viene segnata su calcio di punizione indiretto solo se c'è un secondo tocco da parte di un calciatore di movimento. Ma questo vale se e solo se al momento della battuta l'arbitro alza il braccio, dunque fa battere correttamente il calcio di punizione indiretto.

Nel caso specifico, insomma, ha ragione l'arbitro nel far ripetere l'esecuzione del calcio di punizione (il contrario viene asserito erroneamente su diversi organi di informazione). Leggiamo cosa dice pagina 152 del regolamento: "un calcio di punizione indiretto deve essere ripetuto se l'arbitro omette di alzare il braccio per indicare che il calcio è indiretto e il pallone è calciato direttamente in porta. Il carattere indiretto del calcio di punizione non è annullato dall'errore dell'arbitro".

Una soluzione molto semplice ad un caso più unico che raro, ma che non lascia dubbi nè recriminazioni, nonostante sul conto del povero Mancini di Fermo siano piovute valanghe di critiche e accuse di non conoscere il regolamento: fatto l'errore ha posto rimedio, con grande freddezza e nonostante l'emotività che può comportare nella testa di un arbitro l'aver fatto un errore così grande: la ripetizione della punizione è una giusta applicazione regolamentare, ai più sconosciuta.

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