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Per un grande Lecce manca solo cinismo

Necessario chiudere le gare e non rischiare

09.11.2014 13:42

LECCE - Premessa essenziale e doverosa: il successo del Lecce in casa dell'Aversa è più che meritato.

Lo certificano, oltre allo splendido gol di Moscardelli, gli 11 calci d'angolo (contro 1), le occasioni da gol create soprattutto nel primo tempo (almeno sette), la pressione costante che per un'ora ha messo alle corde l'Aversa.

Ancora una volta, però, al Lecce è mancato il colpo del ko: quel cinismo da grande squadra essenziale, per chiudere le partite e aspirare al salto di qualità necessario per puntare alla promozione diretta e soprattutto necessario a non avere brutte sorprese nel corso delle partite.

Differenza di valori abissale - Ad Aversa è andato in scena un copione già visto: il Lecce nel finale di gara ha sofferto troppo, più del dovuto, considerata la differenza dei valori in campo. Perchè nella formazione di partenza Lerda poteva contare su 7 elementi che hanno giocato in A, dunque una squadra che anche sotto l'aspetto dell'esperienza e della personalità avrebbe potuto gestire meglio la situazione di vantaggio. Dall'altra parte c'era un gruppo di esordienti o quasi in Lega Pro.

Brividi - Del resto, era stato lo stesso Lerda a sottolineare la mancanza di cinismo dei suoi, dopo la vittoria di misura di sette giorni fa con il Cosenza. "Realizziamo poco, rispetto a quello che produciamo", aveva detto il tecnico in Sala Stampa. In effetti, in quattro occasioni il Lecce ha vinto per 1-0, soffrendo tanto nel finale dopo aver sciupato diverse occasioni per chiudere le partite. Era successo alla seconda giornata, nel derby con il Barletta. Un colpo di testa di Biancolino, sventato da Caglioni, e una conclusione a fil di palo dell'ex De Rose avevano fatto tremare il Via del Mare nei minuti finali. Sino ad ora come si sul dire "gira bene", ma poi...?

Killer instinct - Altro finale-thrilling quello contro la Paganese, con la prodezza di Caglioni a tempo scaduto sulla punizione di un altro ex, Caccavallo, indirizzata sotto l'incrocio dei pali. Sino alle ultime sfide con Cosenza e Aversa, portate a casa con una vittoria di misura e tanta sofferenza, grazie anche agli errori di mira degli attaccanti avversari o ai pali. Troppi indizi che fanno una prova certa: al Lecce manca ancora il "killer instinct". Sotto questo aspetto bisogna ancora crescere, per evitare in futuro delusioni e rimonte brucianti, come quelle già subite con Lupa Roma, Messina e Juve Stabia.

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