ROMA - E' prassi scendere in campo ogni 14 giorni di media nel mondo arbitrale, dalla A all'ultima categoria. Per gestire le forze, per amministrare le energie nervose: quanto più si sale questa regola è consolidata. Ogni partita ci si gioca quella dopo, garantisce l'uscita nel turno successivo se si passa indenni dalle relazioni di osservatori e responsabili della Commissione Arbitrale.

E' una prassi che non vale quando le prestazioni sono molto buone: quando si va forti si raddoppia, si triplica, si esce con maggiore frequenza. Il designatore, esattamente come un allenatore con un calciatore in forma, sfrutta l'onda, lo ributta nella mischia. E non si riposa.

E' quel che succederà a tutti i protagonisti di Pisa-Lecce, che hanno superato a pieni voti l'analisi arbitrale di tutti gli episodi contestati. Tutti centrati.

E così Orsato non tira il fiato nonostante l'età, scende in campo per un delicatissimo Bologna-Juventus che profuma di dentro o fuori per le ambizioni Champions della Juventus uscita malconcia anche dall'ultima trasferta di Venezia.

Gli assistenti Giallatini, Preti e Galetto (quest'ultimo AVAR in Pisa-Lecce) si prendono un Torino-Verona (Giallatini), un delicatissimo Sampdoria-Venezia da AVAR (Preti) e la miglior partita della B, Benevento-Monza da primo assistente in campo (Galetto). A dirigere Sampdoria-Venezia, una sfida pesantissima nella parte “bollente” della classifica, proprio Abisso, premiato per la gestione al monitor di tutti gli episodi di Pisa-Lecce.

Flop totale per tutti gli opinionisti e improvvisati di regolamento che in settimana hanno sputato veleno e alimentato la macchina dell'odio contro la classe arbitrale per far passare sotto silenzio un Lecce dimesso, rinunciatario, arrivato a Pisa per pareggiare e uscito meritatamente sconfitto (se non altro per atteggiamento, imperdonabile), dopo una gara lungamente giocata volutamente in dieci e senza attaccante di riferimento. Amen.