L'ANALISI: Lecce, ti sei "SCIOLTO" in 90 minuti. Ma le prime crepe c'erano già...
Analizziamo gli elementi tattici che ci sono arrivati dall'ultima sconfitta interna con il Matera
LECCE - Prendi, incassa e porta a casa. E anche muti, senza parlare troppo. Che è andata bene.
Ecco come sono tornati nelle loro case, idealmente, i giallorossi travolti dalla lezione di calcio del Matera di Auteri, lo stesso allenatore dell'ultimo 3-0 al Lecce, a Benevento... Non sarà più un caso.
Quello dei lucani è stato un predominio totale, sotto tutti i punti di vista: il Lecce ha passato almeno 1 ora in balia dell'avversario, almeno sino a quando gli avversari non si sono saziati del risultato. Perfetta organizzazione, frenesia sulle fasce, 5 reti fatte, di cui 3 regolari. Il tutto fuori casa e in casa di una "grande" come il Lecce. Insomma, giù il cappello.
Problemi in mezzo - La lista dei problemi di quest'analisi odierna è lunga. A centrocampo non ha funzionato nulla, Arrigoni ha solo rincorso (a vuoto) il portatore di palla, schiantato dalla preponderanza del Matera in quel settore del campo, dove pure il Lecce partiva sulla carta con 3 uomini contro 2 soli interni: una superiorità numerica che è diventata inferiorità totale. L'impressione è che questo 4-3-3 stia diventando insostenibile, per le qualità dei suoi interpreti. Vedremo: speriamo di sbagliarci.
Difesa, fasce da brivido - Se in mezzo la situazione è stata difficile, sulle corsie difensive è stata drammatica, catastrofica. Vitofrancesco ma soprattutto un Contessa inguardabile hanno "inguaiato" il Lecce, sempre in ritardo, sempre in mezzo alle triangolazioni, come dei pugili ricoperti di pugni, disorientati. Giosa e Drudi, paradossalmente, si sono segnalati per prestazioni migliori rispetto ai compagni di reparto, in un quadro comunque buio di 0-3, che non salva nessuno ovviamente.
Attacco isolato - Caturano è rimasto spesso troppo scollegato dal resto della squadra, poche volte ha duettato con un irriconoscibile Torromino, sempre più incaponito nelle iniziative personali, e con un non pervenuto Pacilli, che si è "nascosto" o quasi per tutto l'incontro dietro alle maglie biancoazzurre.
Portiere - Un capitolo a parte lo merita Gomis. Padalino, Meluso o chi per loro fanno bene a dare serenità interna al ragazzo (o a Bleve), che di volta in volta ha l'arduo compito di difendere i pali di una squadra candidata al salto di categoria come il Lecce. Ma oramai sono 3 partite di fila in cui c'è sempre qualche perplessità che resta sullo sfondo. Ok, ogni volta non sarà mica sempre colpa sua, ma prendere 3 reti delle ultime 5 da posizioni impossibili rende l'idea di un portiere con evidenti limiti di lettura sulle traiettorie da lontano oppure troppo spregiudicato nel posizionamento a gioco in svolgimento. Qualche giorno fa in un altro editoriale avevamo lanciato l'allarme, in un momento in cui tutto andava a gonfie vele, per cui ci siamo presi la solita dose di insulti e di accuse di disfattismo. Noi continuiamo a sostenere che fare un passo indietro, a gennaio, non sia un delitto nè un atto di lesa maestà per nessuno: basta fare il bene del Lecce e crediamo che la società lo voglia fare, non per forza appuntandosi al petto la medaglia di beccarci sempre. A volte si sbaglia. E si ripara. E il bene del Lecce impone scelte diverse da quelle attuali. Almeno in porta. Non ci sembra di dover dire chissà quale stranezza.
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