GONZALEZ, TANTA RABBIA SPUTATA VIA: "finalmente un gol e prestazioni convincenti, ho avuto un periodo di calo importante"
Le parole del centrocampista del Lecce in questa intervista
LECCE - Protagonista di questo Verona-Lecce che ci siamo messi alle spalle è stato Joan Gonzalez, autore del gol che ha illuso nuovamente il Lecce sul 2-1 al “Bentegodi”.
In queste ore il centrocampista spagnolo si è raccontato a “Ora Lecce”, approfondimento giornalistico sui giallorossi in onda su Antenna Sud. Ecco il contenuto della sua intervista.
La sfida di Verona - “Nel 1° tempo abbiamo fatto bene, avendo anche l'occasione per raddoppiare. Parlerei di punti persi se guardassi solo al 1° tempo, ma nella ripresa abbiamo sofferto e rischiato qualcosa. Resta il rammarico complessivo, visto che eravamo comunque in vantaggio”.
I complimenti all'arbitro - “E' vero, sono stati notati. Gare come quella con il Verona sono difficilissime da arbitrare, c'è nervosismo su ogni pallone, contrasti duri, si litiga spesso. Lui ha gestito tutto molto bene, era giusto complimentarsi”.
Baroni - “Ci siamo salutati prima e dopo la partita. Dopo la gara io, il mister e Strefezza abbiamo scherzato sul fatto che avessi segnato al mio ex allenatore, ci siamo messi tutti a ridere. Quando ho saputo che non avrebbe più allenato il Lecce gli mandai un bel sms, ringraziandolo per avermi messo in campo così giovane, lanciato nel calcio vero”.
Gol rabbioso - “Rispetto al primo gol in A c'è stata più rabbia questa volta, volevo tornare ad alti livelli da tempo, ho fatto della panchina, ho avuto dei cali, l'importante è avere fiducia. Ovviamente c'era anche tanta gioia”.
Gol presi con errori - “Il mister alla ripresa non ha colpevolizzato nessuno. Sulla costruzione dal basso ci sta che si possa sbagliare una volta, così come si sbaglia davanti alla porta avversaria si sbaglia davanti alla nostra. E' chiaro che questi errori pesano ma non bisogna buttarsi giù. Sul 2° gol abbiamo marcato a zona come sempre, quando il pallone arriva proprio sulla testa di Djuric c'è poco da fare, è un cliente difficile. Lì dovevamo cercare solo di farlo colpire meno pulito possibile ma il pallone era proprio sulla sua testa”.
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