Su SoloLecce.it. LE PAGELLE POCO SERIE. Non prendetele sul serio
Tornano le nostre "freddure" sulla prestazione dei giallorossi: da non perdere
FROSINONE - Anche per questo turno di campionato ecco le pagelle poco serie di SoloLecce.it. Da non perdere, ma anche da prendere non troppo sul serio…, mi raccomando!
FALCONE - Male già sulla prima uscita, neanche fosse un presagio, poi Dio perdona, Cheddira no, la seconda è fatale. Resta il suo problema, per il resto altre parate che tengono a galla il Lecce. Chiude con sacrificio e problemi di vertigini dopo uno scontro a cambi finiti. VOTO 5.
GENDREY - Compitino modesto, giusto per non farsi rimproverare dai professori. Qualche pallone “sputato” via di testa, dove lui ci mette un po' di spinta in elevazione in mezzo a tanti molliccioni. VOTO 5.5.
BASCHIROTTO - Segna pure Cheddira. Come tutte le prime punte marcate dalla ditta dei centrali difensivi del Lecce nell'ultimo nefasto periodo. Lo scivolone prendendo posizione su Kajo Jorge al 7° di recupero in piena area è da brividi… VOTO 5.
PONGRACIC - Tutto il riscaldamento a farci andare di traverso panino e birra in Tribuna Stampa, poi si consulta con lo staff sanitario e ci gioca sopra, “scherza” con un fastidio muscolare. Speriamo bene. Manda in porta Krstovic degno di un centrocampista che sappia fare un bel filtrante, merce rara tra i taglialegna rimediati quest'anno da Corvino per il ruolo. Ci deve comunque un pranzo sereno. VOTO 6.
GALLO - E' il migliore del Lecce, salva tutto e di più. Travestito da Maldini chiude ovunque, non sfigurando nel duello difficilissimo con il funambolico Soulé. VOTO 7.
RAMADANI - Mettere la museruola a Gelli e Brescianini non è facile, Reinier pure gli scappa via spesso. Qualche buco in mezzo, ogni tanto lo cerchi con lo sguardo e non lo trovi nelle avanzate dei ciociari. Ma è anche prezioso in qualche ripiegamento con tempismo. In ripresa rispetto a prestazioni recenti disastrose. VOTO 5.5.
KABA - Auguri tanti, per il crociato saltato per aria. Arrivederci al prossimo campionato. Per il resto partita in confusione, qualche litigio col pallone, buon apporto di fisicità. VOTO 5.
GONZALEZ - “Sogna, ragazzo sogna”, cantava il professor Vecchioni a “Sanremo”. Con l'infortunio di Kaba toccherà spesso a lui nel finale di stagione: forza, torero, combatti! VOTO 6.
ALMQVIST - Chiamate qualcuno, dei familiari, degli amici, chiunque sia in grado di dirci che fine abbia fatto. Prestazione indecente. VOTO 4.
BLIN - Entra, lucido e preciso, ramazzando palloni. VOTO 6.
RAFIA - Peccato per il rigore, una scamorza così lenta e centrale che i 3 scemi del Frosinone che irrompono in area prima del tiro avrebbero potuto tranquillamente sedersi su una sdraio ed aspettare il tiro. Peccato, sino ad allora aveva avuto idee interessanti, miste al solito passo da Promozione Pugliese. VOTO 4.5.
OUDIN - Anche in questa 27° fatica stagionale D'Aversa non ci lascia a digiuno, regalandoci i 23 minuti più recupero che tutti aspettiamo con ansia, quelli del francese in ciabatte, a velocità tutte sue. Inadeguato in A. VOTO 4.
BANDA - Circense. Circense e inutile. Inutile come il fallo con cui regala la punizione dell'ultima preghiera del 1° tempo al Frosinone che sta tornando indietro con il pallone e si ritrova a mettere il cross che finisce in porta dopo il “ponte” di Zortea e la smanacciata improvvida di Falcone. Annebbiato, molto annebbiato. VOTO 4.
SANSONE - Ci mette la lucidità sconosciuta a Banda, guadagnando qualche buona punizione, facendo salire la squadra, sprecando pochissimi palloni. Peccato che il suo ingresso in campo sia esclusivamente contenitivo, ma il Lecce di Frosinone si accontenta di rubacchiare un pari. VOTO 6.5.
KRSTOVIC - Non segna neppure sotto la minaccia delle armi, ma almeno dà battaglia. Ragazzo triste. VOTO 5.
PICCOLI - Un attaccante come lui le coordinate geografiche della porta dovrebbe conoscerle a memoria, anche bendato. Spreca di testa un pallone colpito col passamontagna: una vittoria sarebbe stata una rapina bella e buona. VOTO 5.
D'AVERSA - Il “problema” non è il punto strappato appesi pure ai vetri scivolosi d'olio dello “Stirpe”, neanche fossimo in casa del Real Madrid. Passi, per una squadra con tante ansie addosso passi pure. Il problema è tutto il resto: ci chiediamo cosa stia provando questa squadra se non riesce a infilare 3 passaggi di fila, se deve ricorrere ai lanci di Falcone, alle geometrie in profondità di un difensore centrale come Pongracic perché non ce ne è altri che sappiano fare questo, se non riesce a battere un calcio d'angolo oltre lo stomaco del primo avversario sul primo palo, se non riesce a battere neanche un rigore su due, se il “body-language”, proprio la postura dei suoi calciatori è desolata, triste, buia, cupa, demoralizzata, rassegnata, consegnata agli eventi? La situazione è più grave di una classifica che è ancora un “miracolo” per una trama da film dell'orrore, piena di guai: è il trend mentale la problematica oltre i numeri. Il balletto sulla decisione del tiratore del rigore, due volte andato in scena in maniera tragicomica, con 4 persone che si contendono il pallone (tutte poco convinte di tirare dalle stesse espressioni facciali che trasmettono…) è la rappresentazione plastica che i problemi sono tantissimi. Pierotti, poi, è invece il manifesto di quanto anche lui sia in rapida presa di distanze dal “mercato delle idee” di invernale memoria. Peccato, però, che il coltello dalla parte del manico lo abbia il suo datore di lavoro, il Lecce… Il crocevia con il Verona è già un esame vero e proprio. Probabilmente definitivo. VOTO 4.
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