TORINO - Lunga intervista sui temi del calcio per il DS del Lecce Pantaleo Corvino che si è lungamente confrontato con i cronisti de “La Stampa”. Abbiamo riassunto alcuni temi centrali di questa intervista, tutta da leggere.

Oriundi nel calcio italiano - “Il calcio è fatto di cicli. Abbiamo avuto momenti migliori, è vero, ma l'assenza delle strutture in Italia è molto importante. E' così da sempre, prima sopperiva la strada e il calcio era lo sport di tutti, ora ci sono tante discipline e non si improvvisano partitelle nel verde o sull'asfalto”.

Carenze di metodo - “Quasi tutti i presidenti vedono il settore giovanile come un costo, non come un investimento. E la Federazione non ha mai imposto di dotarsi di impianti adeguati e destinare una percentuale del fatturato ai vivai. A volte su un campo italiano si allenano 3 squadre”.

“Primavera” e stranieri - “Tutte le società hanno l'obiettivo di formare calciatori per la prima squadra. La nazionalità non è determinante, ma poiché non posso competere economicamente con i grandi club batto mercati alternativi, vado nei paesi dell'Est e del Nord Europa. Ho scovato promesse in Islanda, Norvegia, Danimarca, Irlanda, Romania, Slovacchia e Slovenia. La Juventus ha investito 3 milioni di Euro su Mancini, ‘stellina’ del Vicenza in Serie C: io non potrei farlo”.

Calcio italiano senza “appeal” - “Una volta la A era la terra promessa, i calciatori desideravano il nostro campionato, ricco e pieno di grandi firme. Oggi le scelte sono orientate da fattori diversi, gli ingaggi possono oscurare tradizioni e ambizioni. E' capitato pure al calcio russo di essere preferito a quello italiano…”.

Problema punte - “L'abbondanza e la qualità dei ruoli dipende dai periodi. A volte nascono più punte a volte più difensori. Resta il problema di fondo: si è persa quella grande palestra che era la strada e non abbiamo strutture idonee a formare calciatori”.