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Moscardelli: "Lecce non merita questo calcio"

"Voglio ripagare i tifosi a suon di gol"

LECCE - Il collega, Guglielmo Trupo, del sito internet gianlucadimarzio.com, ha intervistato il nostro bomber Davide Moscardelli. Nel corso dell’intervista si parla anche di che cosa avrebbe fatto se non avesse sfondato nel mondo del calcio, e la risposta come di consueto è sorprendente:  “mi sarei visto bene su una Ferrari (ride): meno in una pista da rally, per niente su una moto, le vedo meno sicure”.

“Il Mosca” è diventato un’icona del mondo del pallone, un fenomeno del web, un idolo per tutti. “Beh, personaggio mi ci hanno fatto diventare – spiega – anche perché sono rimasto sempre lo stesso da quando ho cominciato a giocare a calcio. Modesto e fortunato perché la vita mi ha dato tantissimo, anche se sono arrivato tardi in Serie A. E’ la barba, quella mi ha aiutato a diventare famoso, mi ha reso celebre e non la taglio, perché è uno stile di vita, perché ci sono affezionato e perché piace a mia moglie. Poi, se la taglio e i miei bambini non mi riconoscono come faccio? Ormai non mi vedo senza”. Flybeard è volato sul web e non ha più smesso di ricevere consensi, grazie anche alle sue celebri scenette, i gol in piscina, le acrobazie: “ma non avrei mai immaginato di diventare un fenomeno del web”. Come non avrebbe mai immaginato di diventare un giocatore del Lecce. “Non me lo aspettavo: è successo tutto così, all’improvviso. Dopo la retrocessione con il Bologna ho avuto tante richieste da parte di squadre di Serie B come Perugia, Ternana, Latina. Sarei rimasto vicino casa, ma non sono stati decisi come il Lecce. Non potevo saltare la preparazione, io ho un fisico particolare, ho cominciato tardi e già mi sento indietro. Mi conosco, gioco da anni e so di cosa ha bisogno il mio fisico. Saltare il ritiro mi sarebbe costato caro”.

Cosa le piace di Lecce?
“Tutto perché è una città davvero fantastica: mare, arte, la gente è calorosa e mi ha accolto benissimo, puoi girare in bici e fare un sacco di cose nella giornata. Per me che vengo da una città imponente come Roma, poi, è bello vivere in un ambiente del genere anche perché è piccolo. E certe orecchiette con le cime di rape e le bombette, una carne ripiena squisita. Non manca nulla”.

Cosa l’ha spinta ad accettare?
“Dovevo rimettermi in gioco, la vita ti offre sempre nuove sfide e ora c’è Lecce, una città che non merita questo calcio, per ambizione e per serietà della società. Anche i tifosi sono molto carichi, mi fanno sentire bene e spero di ripagarli con i gol. Mi auguro di aiutare la squadra a vincere il campionato. Ora siamo a pochi punti dalle prime, ce la giochiamo contro tutti”.

Ha un rimpianto?
"Sì, essere arrivato tardi in A. E la retrocessione con il Bologna, che peccato, non meritavamo di andare giù anche se abbiamo sbagliato tutti e non abbiamo dato tutto quello che avevamo in corpo. Io ho fatto solo un gol in campionato e uno in Coppa Italia, quindi quello è un altro rimpianto. Certi si rimproverano di non essere arrivati in Nazionale, io però non ero giocatore da grandi palchi: non ci ho mai pensato, troppo difficile per me”.

Dalla Maccarese al Chievo, dall’Eccellenza alla Serie A.
“Sì, un salto lungo anni. Ricordo l’esordio, 29 agosto 2010. La data me la sono tatuata sul braccio, ho fatto gol al debutto in Serie A, una vittoria per me”.

Ed anche per il Chievo.
“Beh, eravamo contro il Catania, al secondo pallone che tocco, raccolgo la palla che spizza Pellissier, controllo, finta di sinistro e calcio con il destro. Che emozione vedere la palla in rete”.

A proposito di gol: 150 in tutte le categorie.
“Sono affezionato a tutti, al primo in A e all’ultimo in Lega Pro con il Melfi. E’ bello segnare”.

Chi vince lo scudetto?
“La Juve è piu forte dello scorso anno, chi se lo aspettava”.

Il Pallone d’oro?
“Cristiano Ronaldo, vado sul sicuro”.

E il giocatore più forte?
“Totti, un mostro”.

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