TERRAPIATTISTA FALCO, GRIDA AL COMPLOTTO: "io vittima del sistema, la A non crede in me. Domani mi prendo l'Europa League"
Parole importanti dall'ex numero dieci del Lecce alla vigilia di Stella Rossa-Milan
BELGRADO - Sin qui la sua esperienza nella massima categoria serba in un mese sono 8 minuti più recupero a fine gara nell'ultima vittoria esterna della Stella Rossa in casa del modesto Radnicki Nis, ma Filippo Falco è felice e parla di un “eccezionale approccio” alla sua nuova realtà.
E se in vista di domani è pronto a giocarsi con gli altri compagni di reparto una maglia per l'andata dei Sedicesimi di Finale di Europa League Stella Rossa-Milan, per la prima volta ha rilasciato una intervista dopo il suo travagliato arrivo in biancorosso, con tante citazioni per il suo passato a Lecce e in Italia. Ecco le sue parole, allora, interessanti anche per i nostri lettori.
Pronto per il Milan - “La partita di Europa League di domani con il Milan è un sogno che si realizza, una emozione grandissima. Il fatto di giocarla contro un club italiano così prestigioso come il Milan rende tutto più speciale. E' il coronamento di un percorso, da Pulsano all'Europa League. Non è roba per tutti, mi riempie d'orgoglio”.
Rivincita - “Per me sarà una rivincita, sento che la Serie A non ha creduto abbastanza in me. Arrivarci è stato durissimo. A Bologna sino all'esonero di Rossi avevo giocato nove partite su dieci, poi è arrivato Donadoni e non so perchè mi ha accantonato. Con molta umiltà posso dire che non si è comportato bene con me. Da quel momento il Bologna mi ha mandato in giro in prestito senza darmi altre possibilità. Ho ricominciato dalla B, a Benevento, da protagonista, e credevo di essermi conquistato la Serie A sul campo. Invece niente, non ci ho dormito la notte, mi aspettavo di più dal tecnico Baroni, dopo tutto quello che gli avevo dato in campo".
Il Lecce - “Per arrivare a riprendermi la A sono ripartito dalla B, di nuovo, da Lecce. Altrimenti ancora una volta sarei rimasto fuori dal grande calcio. Il perchè mi sia successo sempre me lo sono chiesto per anni, senza mai riuscirmi a dare delle motivazioni. Un po' credo sia colpa del sistema, anche se ovviamente qualcosa l'avrò sbagliata anche io. Questo sport comunque non è meritocratico”.
L'importanza del mister - “Liverani è l'unico tecnico che mi ha restituito fiducia in me stesso. Con lui mi sono completato, ho fatto il salto di qualità, i risultati si sono visti. Ho vinto la Serie B, riconquistandomi la A sul campo”.
La partita della vita sin qui - “Napoli-Lecce 2-3, volevo non finisse mai: l'atmosfera in quello stadio non ha paragoni con nessuna, si respira calcio, si sente nell'aria la presenza di Maradona. Giocare e vincere quella partita è stata l'esperienza più bella della mia vita da calciatore: quel giorno speravo che la partita non finisse mai".
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