Editoriali

L'ANALISI: Lecce, ecco tutti i tuoi guai. Ma ora Braglia si dia delle alternative

La nostra riflessione dopo la scialba prestazione del "Degli Ulivi"

LECCE - Evidentemente dobbiamo mettercelo in testa: in Lega Pro non si gioca a pallone (Foggia a parte) e non ci sono campi da prato inglese ("Via del Mare", ogni tanto, neanche sempre, a parte). Se così non fosse domenica invece che nell'inferno del "Degli Ulivi" saremmo stati a "Marassi" o allo "Juventus Stadium", ad affrontare squadre di Serie A.

Questa è la Lega Pro: un calcio di sofferenza, lanci lunghi e squadre protette. Aggiungiamoci poi che Piero Braglia appartiene alla "corrente" dei tecnici alla Capello, spettacolo poco e concretezza tanta. Ma qualcosa va cambiata, forse quel che abbiamo visto tra Rieti e Andria è troppo anche per restare in questi canoni di "giustificazioni" doverose ad un tecnico che ha perso 1 volta sola in tutto il suo cammino. Proviamo a fare l'elenco.

Ad Andria si è visto un Lecce lento, sempre in ritardo sulle seconde palle a centrocampo, con Papini e Salvi (NELLA FOTO AD ANDRIA) entrati oramai in un debito d'ossigeno che si nota eccome rispetto alla freschezza atletica degli avversari. Si sono visti 40 metri di distanza tra Cosenza e Moscardelli, altro che squadra corta e compatta, come professa lo stesso Braglia: uno spazio tale che anche il "povero" Moscardelli ha dovuto indietreggiare sino a Perucchini per vedere se il pallone fosse gonfio o meno, per toccarlo..., fatto che Curiale non è riuscito neanche ad assodare...

Insomma, non la vediamo mai, davanti, e non tiriamo mai (soprattutto): possiamo dire di aver preso il massimo da 1 tiro in porta in 180 minuti, quello di Caturano a Rieti. Per il resto in 2 partite, sfidiamo anche i più ottimisti a darci le prove del contrario, la porta avversaria è apparsa come un miraggio di un'oasi nel deserto.

Serve una svolta, dunque, ma soprattutto servono ricambi: bene Lo Sicco, giocatore umile e che piace al tecnico (l'ha richiesto lui). Vediamo che saprà dare in termini di apporto personale, se non altro di freschezza atletica e lucidità in mezzo, quella che manca in questa fase della stagione a Salvi e Papini. Bene il rientro tra i "vivi" di Beduschi, che potrà dare la staffetta quando serve a Lepore, prima che al tuttofare leccese finiscano le batterie: ha giocato sempre e senza sosta, forse inizia a pagare in termini di condizione atletica. Bene Caturano, oltre all'arrivo consigliabile di un'altra punta, ora che il napoletano rientrerà a pieno regime dopo il problema fisico che l'ha frenato all'esordio di Rieti. Bene quel che verrà, basta che sia utile, anche dal mercato, che non è affatto concluso: intanto Braglia mediti sulla pochezza del Lecce visto in queste 2 partite spettrali. E si dia delle alternative.

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