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L'APPELLO. Presidente, riprenditi il Lecce. CORVINO PERSONA DIVISIVA e incapace di ammettere di aver allestito il LECCE PIU' INADEGUATO DELLA SUA STORIA

Le puntate al casinò di chi ha giocato con la passione di un territorio arrivano al conto finale: del clima teso rischia di farne le spese la società

LECCE - Non ne deve andare di mezzo il Lecce. Anche fosse Serie B non deve andarne di mezzo il Lecce.

Per questo bisogna avere il coraggio e la forza che il Presidente Sticchi Damiani ha dimostrato nel tempo: in qualunque modo finisca questo campionato il Lecce non può rischiare di andare allo scontro con l'ambiente, polverizzare quell'armonia, quell'idillio che si era creato pure perdendo play off di C, retrocedendo dalla A alla B, mancando promozioni dalla B alla A. Sempre crescente, un legame ogni anno più forte.

E sì perché non è questione di risultati, questa piazza ha la consapevolezza della sua dimensione e semplicemente non vuole essere presa per il culo, sputata della sua dignità da affermazioni da spacconi, convinzioni di padreternismo, capacità taumaturgiche e magari anche di moltiplicare i pani e i pesci. “Lui” sa e “lui” fa e disfa, di fatto con le sue plusvalenze tiene in ostaggio una maglia, gioca a risiko con la passione, questo lo prendo, questo lo sbaglio, quello lo prendo, l'altro lo sbaglio. Ora basta.

Presidente, Lecce fibrilla, ha i nervi scoperti, non ne può più: presi per il culo dagli arroganti no. Si sfascia tutto.

Per questo nel giorno in cui siamo certi, certissimi, Sticchi Damiani come tutti gli altri tifosi del Lecce ha il cuore a pezzi, sanguinante come il nostro, ci sentiamo di appellare proprio al cuore il nostro Presidente. Basta.

Il suo gruppo dirigenziale ha distribuito e regalato sogni a questa città: confermi di essere uomo forte, la persona giusta. Il Lecce ha il pedigree oramai per camminare da solo e le plusvalenze, poi, le sanno fare in tanti. Anche profili meno divisivi, meno ingombranti, più al loro posto, che si sentano meno presidenti, meno commercialisti, meno allenatori, meno magazzinieri, che si sentano meno tutto. DS che facciano i DS.

Lo spettacolo indecente e ridicolo di Lecce-Como, i segnali di impotenza di questa squadra sono la sintesi estrema delle puntate al casinò bendati a cui si è sottoposto volutamente il Lecce quest'anno: poveri ragazzi del tutto inadeguati alla categoria messi davanti all'Everest da scalare. Chi ha sbagliato così enormemente deve pagare.

Per questo non si può continuare a giocare con la passione dei tifosi come se fossimo al Casinò di Saint-Vincent. Perché qui c'è grandi esperti di calcio (e Corvino lo è) che hanno valutato il campionato di A così scarso (ed è vero) che per salvarsi sarebbe bastato poco poco, anche prendersi qualche rischio, forzare le scelte.

Ecco, caro Corvino le forzature sono state così tante e le scelte così avventuriere, scadenti in maniera sbalorditiva, da riuscire a confezionare un capolavoro: nel campionato più scarso dell'ultimo ventennio il Lecce è più scarso degli scarsi. Forse. Speriamo non ancora definitivamente. Ce lo auguriamo perché a noi sanguina il cuore, come a Sticchi Damiani e come a un popolo intero.

Ma comunque vada basta puntate al casinò, basta prese per il culo, basta show, basta protagonismi, basta capacità divinatorie, basta “io so' io e voi non siete un cazzo” citando la battuta di un vecchio film. Si sfascia tutto.

Presidente, Lecce apprezzerà la normalità. Non distruggiamo tutto per chi non ci ha messo i soldi, il veleno per le delusioni, le notti insonni per le gare decisive: quelli siete prima voi soci. Presidente, riprenditi e riprendetevi il Lecce.

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