ESCLUSIVO SoloLecce.it. I "CASI" ARBITRALI affidati alla penna di un ex arbitro nazionale
Ecco il resoconto di Lazio-Lecce, la "pagella" arbitrale, scritta da un tecnico
ROMA - Completamente inadeguata e inadatta al palcoscenico della Serie A, Maria Sole Ferrieri Caputi della Sezione AIA di Livorno colleziona in Lazio-Lecce una prestazione da film dell'orrore. E quel che è peggio è che le basta una partita di medio-basso livello per la categoria e senza episodi di difficoltà apicale per portare a casa 90 minuti di assoluta mediocrità.
Al 6' minuto sono già scintille Rovella-Krstovic, ma è soltanto l'antipasto di una partita tutta in salita dal punto di vista dell'espressione della personalità del ruolo.
A fine 1° tempo, dopo aver “battezzato” due rapidissime ripartenze del Lecce tutte dopo la mezz'ora più o meno dalla distanza di 40 metri, uno degli episodi che alza i toni della gara.
Sbracciata di Zaccagni a Gendrey e scintille tra i due: il fischietto toscano ammonisce entrambi per reciproche scorrettezze. Ci può stare per l'accenno di reazione del francese del Lecce, non aiuta la Sala VAR che sceglie di non valutare la sbracciata del laziale che poteva costare anche il rosso, lasciando l'interpretazione della portata del contatto all'arbitro centrale. Episodio “grigio”, entrambe le decisioni potevano essere corrette.
Gli animi si scaldano anche nel percorso verso gli spogliatoi, ma il peggio deve ancora venire.
E' regolare il gol di Felipe Anderson che decide la partita, con il brasiliano che è tenuto in gioco al momento del filtrante di Luis Alberto. Curiosità: la rete della Lazio nasce da una rimessa laterale inizialmente accordata al Lecce e poi concessa alla Lazio che batte velocissima e trova la difesa giallorossa impreparata. Una situazione da rivedere solo in chiave di attenzione tattica da parte di D'Aversa, ma è tutto regolare, non ci sono errori.
Al quarto d'ora altro contropiede Lecce controllato da troppa distanza, qualche minuto prima che Kaba “voli” in area come colpito da un fulmine in un contatto del tutto veniale. Non c'è rigore.
A 8 dalla fine le telecamere “pescano” l'immagine peggiore della prestazione della Ferrieri Caputi, colta dalle riprese televisive: il fischietto livornese si fa dare tranquillamente della “pazza” da Ramadani dopo un giallo che ci sta, ci sta tanto che addirittura la Sala VAR fa pazientare l'arbitro per una potenziale revisione dell'episodio in chiave-rosso, con un appesantimento del provvedimento disciplinare.
Oramai la partita è sfuggita di mano, Ferrieri Caputi non consente 3 riprese di gioco regolari senza apparente motivo per non perdersi le squadre che girano a mille con rapidi contropiedi, innervosendo i protagonisti a dismisura.
Eccessivo il giallo a Guendouzi, qualche dubbio anche su quello mostrato a Vecino, che comunque ci può stare nell'economia di una partita, Immobile e Pongracic, a turno, le rifilano un “vaffanculo” in faccia girandosi dopo un'altra “storia tesa” nel tempo addizionale di recupero. Ferrieri Caputi non fa una piega.
Tempo di recupero in cui l'arbitro fischia la fine senza concedere 30 secondi o un minuto supplementare al Lecce in fase di possesso, per motivi davvero misteriosi e proprio dopo le baruffe Pongracic-Immobile, le ammonizioni, le polemiche e il gioco fermo a lungo.
Nel complesso, in una sfida senza episodi di difficoltà tale da sollecitarla sul piano tecnico, Ferrieri Caputi offre una prestazione davvero scadente dal punto di vista della personalità e del controllo disciplinare della gara.
Inutile dire che nel tragitto dal terreno di gioco agli spogliatoi al fischio finale ne succedono altre, ma oramai è un “liberi tutti”.
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