Su SoloLecce.it. LE PAGELLE POCO SERIE. Non prendetele sul serio
Tornano le nostre "freddure" sulla prestazione dei giallorossi: da non perdere
LECCE - Anche per questo turno di campionato ecco le pagelle poco serie di SoloLecce.it. Da non perdere, ma anche da prendere non troppo sul serio…, mi raccomando!
FALCONE - Disastrosamente fuori posizione sul gol di Dia, poi rimedia facendo il suo su una botta di Sambia, ma la frittata l'aveva già fatta. E grossa pure. 3° partita di fila in cui condiziona il risultato, dal gol di Leao in poi si è perso. VOTO 4.5.
GENDREY - Cresce alla distanza con una serie di cross interessanti nel 2° tempo, in cui non fa mancare neppure una importante dose di agonismo, sconosciuta a molti compagni. Nel 1° però si era fatto affettare pure lui per benino. VOTO 5.5.
BASCHIROTTO - Dia e Pjatek sono pessimi clienti. Serataccia. Un paio di buchi vistosi aprono le maglie della difesa giallorossa agli inserimenti della Salernitana. VOTO 4.5.
UMTITI - Anche “Sua Maestà” scende dal trono. Stranamente pure imperfetto in costruzione, arruffone e frenetico. Cerca gloria di testa in proiezione offensiva, poi anche di piede ma tenta di saltare un avversario di troppo. VOTO 5.
PEZZELLA - Firma due assist, uno per il vantaggio di Dia, l'altro per il gol-speranza di Strefezza. Nel Lecce dei ragazzini, dei “baby”, uno con la sua esperienza non può respingere un pallone di testa dritto per dritto così. VOTO 5.
BLIN - Annaspa in mezzo al centrocampo della Salernitana che ha i muscoli per farlo a pezzettini e digerirlo. Lui comunque non si arrende, almeno conclude una partita con circolazione di sangue nelle vene… VOTO 5.5.
ASKILDSEN - Se ne sono visti tanti, di calciatori scadenti in oltre cent'anni di storia del Lecce. Poche volte si sono visti centrocampisti inutilmente banali, dozzinali, insoddisfacenti come lui. Riesce sempre a sfondare il muro del suono, ad andare oltre i limiti della scienza conosciuta: riesce a fare danno dal nulla, anche con il pallone più semplice. Scandalosamente inadeguato. VOTO 4.
HJULMAND - L'unico esemplare di calciatore intravisto nella penuria dello zoo del “Via del Mare”, almeno tra quelli vestiti di giallorosso. Non basta. Peccato. E' il “meglio presentabile” dei suoi, definirlo il migliore sarebbe comunque un eccesso. VOTO 6.5.
MALEH - A Venezia era un ira d'iddio, ci siamo giocati la A con Corini in panchina per “colpa” della sua esuberanza. Provasse a farsi ricrescere i capelli, magari è come Sansone, è tutta una questione di criniera… VOTO 5.
GONZALEZ - Il bimbo entra col broncio per non essere partito da titolare, o almeno questo traspare dalla 2° metà di partita che ci regala dal suo ingresso. Né carne né pesce. VOTO 5.
STREFEZZA - Una rete di rapina, poi qualche movimento tipico sulle punte, “danzando”. Ma non c'è molta trippa per gatti con di fronte quegli armadi lì. Baroni non trova la chiave tattica per togliergli dai pantaloncini il fastidiosissimo Coulibaly che su di lui è in costante raddoppio assieme ai difensori centrali. VOTO 6.5.
BANDA - Entra col solito repertorio, che oramai ha stancato anche gli appassionati delle serate al circo: un paio di azioni casiniste, un paio di cadute per terra. Ma questa è la Serie A, baby… VOTO 4.5.
COLOMBO - Poche volte si è visto un attaccante centrale con così tanti problemi di controllo del pallone. In più si “mangia” una rete colossale. VOTO 4.
CEESAY - In questo caso, invece, poche volte si è visto un attaccante così mediocre. VOTO 4.
OUDIN - La voglia di fare e di mettersi in mostra lo travolge in un cocktail di errori madornali. Suo l'assist per il raddoppio della Salernitana: non era neanche facile da terra avviare un contropiede così… VOTO 4.
DI FRANCESCO - Entra spiritato e fa il massimo che può, costituendo il 100% dell'offensività del Lecce nella ripresa. E sapete in cosa consiste tutta l'offensività del Lecce nella ripresa? Un tiro parato (suo), un colpo di testa lento (suo) e un tiro fuori (suo). Almeno è del mestiere, in mezzo agli analfabeti della materia. VOTO 6.5.
BARONI - La solita zuppa, questa volta neppure riscaldata. Come a Verona il Lecce è tornato quello dei “bei tempi”: zero offensività, zero aggressione sulle seconde palle, zero pressing, zero idee dalla panchina, i soliti cambi che non cambiano niente, neppure a sfiorarlo la possibilità di modificare lo schema alla disperata. In certi momenti della stagione, era già successo a cavallo dei disastri tra Bologna e Juventus, guardandolo agire hai l'impressione che abbia paura di fare, osare, sbagliare, provarci con due, tre punte contemporaneamente. Almeno nell'arrembaggio finale! Niente. Sveglia! Animo. VOTO 4.
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