BACHINI, lo sfogo amaro di chi è stato "CACCIATO" dal calcio: "gioca chi vende partite, io sono stato radiato"
Le parole dell'ex tornante del Lecce, della Juventus e della Nazionale che si è confessato a "Libero"
LIVORNO - Dal 30 marzo 2006, a 31 anni appena, la sua vita calcistica è finita. Chiusa. Per sempre. Radiato a vita. Non può mettere piede neanche in un settore giovanile per fare l'allenatore o divertirsi nel calcio minore, “arrotondare”, mettere il suo talento a disposizione. Niente. Il calcio con lui è stato spietato: il massimo della pena, la condanna a morte.
Oggi si è sfogato sulle colonne di “Libero”, l'ex tornante del Lecce, della Juventus, dell'Udinese, del Brescia e anche della Nazionale azzurra Jonathan Bachini, che è tornato sulla dipendenza dalla cocaina che gli ha rovinato la vita calcistica (a Lecce 23 presenze e 2 reti nell'anno in cui Ventura riportò i giallorossi in A nella stagione 1996/1997).
A distanza di tanti anni Bachini si sente ancora un perseguitato, uno che ha pagato per tutti. Ecco le sue parole da Livorno, dove si è rifatto una vita in una ditta che lavora alla logistica del Porto di Livorno.
Trattato come un mafioso assassino, parla Bachini - “Senza fare nomi avevo tanti ex compagni o avversari che utilizzavano la cocaina nella vita privata, nelle feste, nessuno è stato mai radiato a vita dal calcio, soltanto io. Credo sia stata una profonda ingiustizia. Giocano a calcio ancora quelli che hanno truccato o venduto partite, io che avevo una dipendenza personale sono stato trattato come un mafioso, come il Totò Riina del calcio. Ho fatto uso di cocaina, ma di certo non aiuta a giocare a calcio, ho sbagliato, ma l'ho fatto nel mio quotidiano, nella mia vita personale, invece ho pagato in quella professionale, lavorativa".
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