Storia di un fallimento lungo 3 anni
36 mesi di delusioni firmate Tesoro
LECCE - La commedia degli orrori. O meglio degli errori.
Che fare calcio a Lecce fosse difficile lo si sapeva, ma quello che si è visto in questi mesi e più in generale in questo triennio "tesoriano" supera ogni confine dell'immaginabile, tra il comico e il tragico. Tragicomico, appunto, è il termine esatto.
In estate i soliti proclami sotto l'ombrellone, gli slogan, sino all'amara verità del campo, settimana dopo settimana, di una squadra svuotata, senza interesse, svagata, senza timone fuori dal campo che la tenesse bene per le palle (sì, per le palle), senza attaccamento alla maglia, senza niente. Gente di passaggio, mestieranti.
Sullo sfondo un campionato abbordabile, che grida vendetta: poteva tranquillamente essere vinto, o al massimo essere chiuso al 2° posto dietro alla Salernitana, l'unica squadra di calcio vista a tratti in questo torneo. E invece? -13 dalla vetta, -3 dai play off, 6° posto come 48 anni fa, punto più basso della storia centenaria del club. Un capolavoro.
Questa gestione ne ha regalati tanti, di capolavori, scelte cervellotiche o d'istinto, promesse mai mantenute e molte arrabbiature, dispettucci, giovani DS che fanno gli offesi e patron che minacciano querele o si intrattengono in lezioni accademiche di etica giornalistica. A ognuno il suo. E' il gioco.
Si è cercato per anni la pagliuzza negli altri mentre la trave accecava loro stessi: la scelta comica di chiamare Gustinetti nei play off al 1° anno, il fallimento con Moriero, la farsa con Pagliari, i matrimoni peggio di "Beautiful" con Lerda, preso, esonerato, ripreso, ri-ripreso, ri-ri-ripreso. Poi Miccoli, prima Chevanton, una politica all'insegna dell'accontentare la piazza che alla fine ha mostrato la corda. E la corda si è spezzata.
Ma ora basta: ora cambiamo pagina.
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