L'ultima BANDIERA: CHEVANTON lascia il calcio. La FOTO, la STORIA
L'annuncio sul suo profilo Instagramm
LECCE - L'annuncio è quello che non avrei mai voluto dare: perchè quando parli di lui è come parlare di un pezzo della propria vita, del proprio cuore, della propria furbizia, gausconeria, voglia di sorridere, vincere e combattere. Ernesto Javier Chevanton, con quella faccia, non poteva che essere leccese. Leccese vero.
Oggi, con quella stessa faccia ha detto stop, l'ha fatto tra una lacrima e l'altra, ve lo garantisco; l'ha fatto con quella faccia diventata più matura e segnata da delusioni e infortuni al culmine di una carriera comunque fantastica, stupenda, segnata da un'infinità di reti, dal grande calcio nel Principato di Monaco e a Siviglia, dalle coppe europee alzate al cielo, dalle incomprensioni con troppi allenatori, a partire dalla Nazionale finendo all'odio-amore con De Canio soprattutto e marginalmente con Lerda, decisamente un personaggio minore rispetto alla levatura del tecnico materano, meno "prima donna" di Gigi ma più ruvido, duro e a volte "violento" nell'affrontare i sentimenti "selvaggi" e buoni di Javier.
Già, i suoi sono sentimenti veri. Lasciatevi convincere, se avete dubbi, da chi conosce la sua storia da vicinissimo o meglio è stato fortunato dall'apprezzare la sua amicizia e la sua spontaneità. Chevanton si ritira senza aver detto tutto il male che si è inflitto a causa dei rapporti con la proprietà uscente di questo Lecce, si ritira senza parlarci dei problemi con gli allenatori che non sopportavano l'emergere impetuoso della sua stella e magari l'emarginazione mediatica e sentimentale (tra i tifosi) a cui li costringeva l'amore incondizionato che migliaia di leccesi hanno riversato su di lui.
Lascia il calcio in silenzio, Chevanton, senza dirci perchè è finito in tribunale per rivendicare i diritti di lavoratore (con qualche gentiluomo ad opporsi e a negare tutto). Niente. Silenzio. Perchè è un uomo vero, non come altri. Perchè è un tifoso. Innamorato. Perchè l'importante è l'amore, non tutte queste cose terrene, i problemi, le rivendicazioni salariali o altro.
Il giorno del trentennale della 1° promozione in Serie A del Lecce scattai, personalmente, questa foto che abbiamo scelto sopra per chiudere questo editoriale. L'abbiamo tenuta conservata sperando, sino alla fine...
Già quella sera, Cheva, con quella faccia che si ritrova, aveva detto "non ci mettiamo in posa, falla naturale, casuale, che tanto non ti serve, non lo vuole più nessuno a Chevanton"... E con le risate aveva nascosto l'amarezza, con la maturità che contraddistingue anche il suo profondo legame di amicizia con l'avvocato Saverio Sticchi Damiani, che in cuor suo (ora possiamo dirlo) un'occasione gliel'avrebbe data. Ma non si occupa dell'Area Tecnica. Ad ognuno il suo.
Oggi siamo tristi e non ci va proprio di dire che facendo quella foto siamo stati gli unici a mettere accanto passato e futuro. L'avevo scattata personalmente, sperando in un finale diverso. Pazienza. Ci teniamo i sorrisi, ci teniamo stretti tanti ricordi, da questa sera, anche se questa notizia ci fa davvero più tristi. Anziani e tristi, come se fossero passati 100 anni in un giorno e fossimo diventati tutti più vecchi. Non vedere quella faccia in campo... Non sarà lo stesso..., non è il calcio dei sentimenti.
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