L'EDITORIALE. Dopo la sosta tutti saremo in gioco. NOI SCENDIAMO IN CAMPO. Lecce, siamo pronti!
La sosta del campionato regala al Lecce due settimane per fare il pieno di energie verso la volata finale
LECCE - Dopo la sosta tutti saremo in gioco.
Poche parole, ma molto chiare, un concetto che è un monolite piantato nel finale di stagione dal Presidente Saverio Sticchi Damiani, espresso nelle parole che avete ampiamente letto ieri nelle nostre cronache.
Da qui partiamo per questo editoriale. Dopo la sosta tutti saremo chiamati a prenderci un pezzo di campionato, un pezzo di responsabilità e un pezzo di gloria. Per i processi ci sarà un'intera estate, lasciamoli a dopo.
Lo dobbiamo a chi per sette lunghi anni ha ripianato perdite e fatto i conti con una pandemia devastante, lo dobbiamo a una storia che deve continuare a grandi livelli. A livelli altissimi. E se prima viene il Lecce, per tutti quelli che lo amano, prima deve venire anche il suo ricco futuro eventuale da neopromosso in A. E non l'ennesimo bagno di sangue economico per chi sostiene questo progetto.
Se questa bandiera sventola da 114 anni deve poterlo fare per altrettanti e altri ancora a questi livelli di grande calcio. E solo se ci volgiamo alle nostre spalle rivediamo i campi sportivi (non gli stadi, i campi sportivi…) di Rende, Fondi, tante altre situazioni che ci hanno fatto forza.
Beh, cosa volete che siano 4 pareggi di fila in campionato per chi ha messo su questa scorza, questa corazza? Chi è stato a Lumezzane, a Salò, può avere paura di 7 battaglie? Lo dobbiamo a questo gruppo di pazzi che ogni anno si è messo la mano in tasca (sì, la mano in tasca, quella vera), per sottrarre al patrimonio personale qualcosa da dare al bene comune. Senza far rientrare capitali sporchi dall'estero, per intenderci, senza attingere a fondi neri, senza riciclare montagne di denaro arrivate da chissà quale atollo. Noi di questo Lecce siamo fieri, quindi siamo qui. Ci siamo.
E' arrivata la sosta ad aiutare un Lecce che ha sputato l'ultima stilla di energia a Parma dopo 50 giorni incredibili, passati alla media di un giorno ogni 3 in campo. In campionato o comunque per una gara ufficiale come la Coppa Italia. Alcuni elementi della rosa hanno fatto tutte o quasi queste partite, altri non hanno potuto dare il loro contributo per gli infortuni, soprattutto i nuovi acquisti di gennaio. Anche per loro ci sarà una estate intera per le valutazioni, di sicuro ora tocca anche a loro. Sveglia.
Aggiungiamo una statistica: è arrivata la sosta dopo che il Lecce ha giocato 3 partite in più (3!) di tutte le altre squadre della B nello stesso arco temporale (La Spezia e Roma per la Coppa Italia, il recupero di campionato con il Vicenza mentre gli altri riposavano).
E' arrivata la sosta a dare una mano al tecnico Baroni, l'unico che può portare il Lecce in Serie A. Lo ribadiamo. Ne siamo fortemente convinti.
A Baroni va dato il merito enorme di aver costruito un gruppo di uomini veri, solidale, che non ha le individualità dei Mancosu o degli Henderson ma certamente ha lo spirito giusto per prendersi l'obiettivo. Sì, Baroni guida un Lecce meno forte dello scorso anno, siamo convinti anche di questo, ma più squadra, dove tanti ragazzi presi in giro per l'Europa stanno dimostrando alla Serie B dei grandi capitali stranieri e nazionali che in campo alla fine ci vanno gli uomini. E gli uomini motivati a dovere possono conquistare la vetta di qualunque montagna senza guardare giù e cadere.
Baroni è l'uomo giusto, con il suo equilibrio, le “rotazioni”, la capacità di tenere vivo un organico dove tutti hanno dato chi prima e chi dopo il loro contributo. Dobbiamo una mano anche a lui, nonostante gli uomini passino e la storia resti, glielo dobbiamo perchè nel momento di massimo sforzo ha superato questo snodo di campionato con la media di 5 o 6 assenze a partita. L'ha fatto senza dire una parola. Zitto. Testa bassa e lavorare. Possiamo rimproverare qualcosa sul gioco o sulla fluidità della manovra a un tecnico così? Che ha gestito questa emergenza venendone fuori con meno effetti collaterali possibili? No. Allora glielo dobbiamo. Ci sentiamo di dirgli ok, mister, noi ci siamo.
E i ragazzi? E la squadra? E' la più pulita e professionale rappresentazione di un gruppo degli ultimi decenni del Lecce. Ragazzi votati al sacrificio, giovani desiderosi di imparare come le spugne. Con qualche pausa sul campo, spesso con qualche limite caratteriale o tecnico di chi ha 20 anni, 21, ma con la voglia di migliorarsi costantemente, di inseguire il risultato sportivo miracoloso che sarebbe il ritorno in Serie A.
I tifosi non li nominiamo nemmeno, quelli sono nati “pronti”, a Parma erano così belli da vedere da fumarsi dieci sigarette una dietro l'altra per la rabbia della mancata vittoria. Il pensiero nelle nostre trasferte va sempre a loro, che magari sono partiti con 10 Euro e sono tornati a casa in tempo per andare al lavoro il giorno dopo senza dormire. O hanno dovuto essere in università facendo i conti sempre con le stesse ristrettezze. Non è retorica da quattro soldi, chi vive in mezzo alle persone di carne, vere, queste cose le percepisce sulla pelle. Ai tifosi dunque nessun appello, loro ci saranno sicuramente in queste 7 battaglie.
Dopo la sosta saremo tutti in gioco. Scaldiamoci. Andiamocela a prendere, a strapparla con le mani a chiunque ce la voglia togliere. Determinati, furiosi, innamorati.
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