LECCE - Quella di Roberto D'Aversa è una storia di sudore, di sacrifici e zero raccomandazioni, voglia di riscatto, la stessa che lo porta sulla panchina del Lecce dopo gli anni splendidi di Lanciano e Parma e la delusione amara maturata sulla panchina della Sampdoria.

Nato dai sacrifici di mamma e papà abruzzesi trasferiti dopo la II Guerra Mondiale in Germania, una lunghissima carriera da calciatore in mezzo al campo ironia della sorte praticamente iniziata e finita nel Salento, a Casarano dove il Milan lo dà in prestito giovanissimo e a Gallipoli dove praticamente si avvia alla chiusura di carriera, prima di finire con Triestina e Lanciano.

Proprio a Lanciano scocca la scintilla, fare l'allenatore e salvare incredibilmente gli abruzzesi in Serie B. L'anno dopo i guai societari travolgono i rossoneri, lui a fine gennaio viene sollevato dall'incarico.

C'è la grande occasione Parma, è il dicembre del 2016, inizia una cavalcata: Serie C vinta ai play off con l'Alessandria, Serie B vinta da secondo l'anno dopo, 14° al 1° anno personale di A da allenatore, 11° la stagione successiva, poi la società ducale ha voglia di cambiare. Arriva Liverani ma torna di nuovo D'Aversa in corsa per evitare la B, non ci riesce.

L'ultima panchina sono le 22 partite alla guida della Sampdoria nella A 2021/2022, con 20 punti frutto di 5 vittorie e 5 pareggi e l'esonero che l'ha legato alla società doriana sino a queste ore, sotto contratto senza panchina. Ora la grande occasione nel Salento, dove per lui da calciatore tutto era già iniziato e finito…