L'ANALISI: senza "il fuoco" dentro. Una squadra che non è squadra
Ai giallorossi manca tutto per essere un gruppo
LECCE - Le ha provate tutte Bollini, per dare un minimo di continuità ad un Lecce che in trasferta si smarrisce. Ma sotto questo aspetto i giallorossi sembrano incorreggibili.
Rivoluzioni - Nella 1° parte della sua gestione Bollini aveva sempre cambiato formazione rispetto alla settimana precedente. A volte per necessità (infortuni o squalfiche), altre volte per scelta tecnica, sacrificando magari elementi che pure appena pochi giorni prima avevano offerto ottime prestazioni. E' stato anche un modo per coinvolgere l'intero gruppo in una rincorsa apparsa subito complicata. Tutti utili, nessuno indispensabile. All'inizio l'esperimento ha anche funzionato. Poi, però, qualcosa si è inceppato.
Conferme - Confermare la stessa formazione, invece, non ha portato bene. Era già successo tra la sfida con il Messina e la trasferta di Caserta. La buona prestazione offerta contro i siciliani aveva convinto Bollini a riproporre pari pari lo stesso 11 di partenza per la sfida del "Pinto". Con risultati disastrosi, perchè il Lecce era incappato in una una sconfitta pesante e sul campo di una diretta concorrente. Stessa storia ieri a Melfi: stessa squadra di Benevento, ma con risultati diametralmente opposti, anche sul piano della prestazione.
Limiti strutturali - Se 3 indizi fanno una prova allora a questo punto è chiaro che questo gruppo ha dei limiti evidenti, sul piano strutturale (soprattutto in avanti) e caratteriale (scarsa personalità nei momenti decisivi, che emerge soprattutto in trasferta, dove alcuni elementi "spariscono" dalla scena misteriosamente e girano a vuoto dopo aver brillato tra le mura amiche). I 3 allenatori che si sono alternati sulla panchina del Lecce hanno fatto registrare lo stesso trend. Con Lerda, Pagliari e adesso con Bollini il Lecce ha sfoderato prestazioni più che convincenti, per poi cadere subito dopo anche davanti ad ostacoli tutt'altro che insormontabili. Non è un comportamento da grande squadra. Probabilmente perchè questo Lecce non è una grande squadra, pur essendo composto per larga parte da elementi che hanno militato in categorie superiori, ma che tutti insieme non fanno una squadra.
Senza "fuoco" dentro - Non aiuta un certo "distacco" della società dalla vita "dentro" lo spogliatoio, che forse mette meno tensione, pepe e voglia ai calciatori, che sotto la gestione Tesoro non hanno mai brillato per attaccamento, non hanno il sacro "fuoco" della maglia giallorossa addosso, non li vedi mai lottare con spirito infuocato, col sangue che bolle nelle vene. Un certo distacco è palese, forse complice la tranquillità e un clima societario ovattato nei confronti di un gruppo a cui tutto è concesso. Tanto a qualcuno la colpa la si scarica sempre: all'ambiente ostile, ai giornalisti, alle squalifiche, agli arbitri, alla Lega, al vento, al campo con il terreno spelacchiato, persino agli orari di gioco o al viaggio scomodo. Una panzana la si inventa sempre, perchè nulla cambi e il circo continui a girare l'Italia a raccogliere figuracce indegne. E forse non va bene.
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