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IL GRANDE TEMA DELL'ESTATE. Abbiamo risolto l'enigma: "SARTU MINZIPPA" vuol dire 2 cose. Svelato il "MISTERO" di Corvino

SoloLecce.it è andata alle radici del dialetto salentino e dalle parti del DS di Vernole...

LECCE - E' diventato uno degli enigmi dell'umanità paragonabile a quello relativo alla scoperta delle tecniche di costruzione delle piramidi egizie oppure all'individuazione di altre forme di vita nello spazio sconfinato dell'universo.

Il DS del Lecce Pantaleo Corvino e il suo riferimento a “Sartu Minzippa” in uno dei suoi momenti più “accesi” nella conferenza stampa di bilancio della sua azione di mercato estiva hanno aperto un dibattito degno dei grandi confronti sulla vita e sulla morte, ovviamente all'insegna delle risate.

“Per portare a Lecce certi giocatori, come Rebic, come in passato Umtiti, devi avere rapporti con procuratori e amici che non si chiamano ‘Sartu Minzippa’”, le parole del DS che sono diventate “virali” in pochissime ore.

SoloLecce.it, simpaticamente, ha voluto risolvere questo grande enigma: chi è, cosa vuol dire “Sartu Minzippa”?

Alla fine delle nostre lunghe indagini… sono venute fuori 2 alternative, tutte riferibili al dialetto dell'area in cui è nato e cresciuto il DS del Lecce, la zona di Vernole, Melendugno, Borgagne, Calimera, dunque anche con qualche contaminazione “grika”.

La “minzippa”, da queste parti, sarebbe l'intestino e le interiora dell'agnello che una volta ripulito a mano dai macellai di un tempo si utilizzava per i “turcinieddri”. Spesso poi questo lavoro di rifinitura dell'involtino era affidato alle sapienti mani delle nostre nonne, dei nostri avi, le “sarte” della cucitura di queste prelibatezze. Il “Sartu Minzippa” sostanzialmente sarebbe un modo per identificare chi cuce e sistema i “turcinieddri”.

Poi c'è un'altra versione, ossia che Corvino facesse riferimento a un vecchio gioco da strada da bambini poveri, con un sasso, un legnetto e una corda. Un gioco consistente nel “salto” di un sasso, appunto, con una “zippa”, un legnetto tenuto con una cordicella a un bastone, con cui si doveva colpire un altro sassolino più piccolo annodato alla fine della corda.

Ognuno dei nostri lettori si affidi alla sua interpretazione…

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